LONDRA – Si è spento all’età di 90anni nella sua casa di Londra, l’artista tedesco Gustav Metzger, esponente di spicco dell’Azionismo, fu uno dei primi a teorizzare e praticare la distruzione nell’arte, o l’arte autodistruttiva, organizzando happenings, conferenze e simposi su questo tema.
Nato a Norimberga il 10 aprile del 1926, Metzler con la sua famiglia di ebrei polacchi si trasferì in Gran Bretagna nel 1939 per sfuggire alle persecuzioni naziste. La sua famiglia si rifugiò a Londra salvata dal Refugee Children Movement. Nell’immediato secondo dopoguerra Metzler studiò arte alla Cambridge School of Art di Londra, poi ad Anversa e infine a Oxford.
Tra gli anni ’50 e ’60 fu coinvolto in movimenti anticapitalisti, pacifisti e antinucleari. Nella sua opera viene infatti tematizzato il potenziale distruttivo del XX secolo, ed è sviluppata in particolare una critica al capitalismo e al sistema dell’arte.
Si affermò con le opere della serie “Cardboards” del 1959 e divenne famoso per le controverse opere auto-distruttive e auto-creative degli anni Sessanta, come “Liquid Crystal Enviroment”, ideato nel 1965.
Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive, dopo che nel 1960 lanciò il “Manifest der autodestruktiven Kunst”: all’ICA di Londra nel 1962 nell’ambito di Fluxus fino alle grandi retrospettive del 2004 alla Tate Britain di Londra e del 2005 alla Generali Foundation di Vienna, passando per Documenta 5 a Kassel (1972) e la Biennale di Venezia (2003).
Gli ultimi lavori (“Eichmann and the angel”, 2005; “In memoriam”, 2006) riflettono sul valore della storia, soffermandosi sul significato dell’Olocausto.