MILANO – Il dipinto “Giuditta e Oloferne” ritrovato qualche tempo fa in una soffitta a Tolosa, di proprietà dell’antiquario Eric Turquin e da alcuni studiosi attribuito a Caravaggio, con la convinta contrarietà di altri, verrà esposto dal 7 novembre alla Pinacoteca di Brera.
L’opera sarà collocata a fianco della Cena in Emmaus di Caravaggio, di proprietà della Pinacoteca e della copia di Giuditta e Oloferne del pittore fiammingo Finson, conservata a Napoli nelle collezioni di Banca Intesa.
La decisione di esporre il quadro proveniente da Tolosa ha però creato non pochi dissapori e contrasti, al punto da spingere lo storico dell’arte e docente universitario Giovanni Agosti, membro del Comitato scientifico di Brera, a dimettersi dopo una polemica sorta con il direttore James Bradburne.
Motivo della querelle è proprio l’incertezza dell’attribuzione. Il quadro di Tolosa infatti secondo Nicola Spinosa, ex soprintendente di Napoli e curatore della mostra, è di fatto un Caravaggio, secondo Mina Gregori, allieva di Roberto Longhi, non si tratterebbe invece di un’opera del maestro lombardo. In questa situazione di incertezza, il professor Agosti ha innanzi tutto contestato la decisione di Bradburne di esporre il dipinto e di aver preso accordi con il collezionista Turquin, senza aver prima consultato il comitato scientifico.
Secondo Agosti inoltre, l’esposizione conferirebbe autorevolezza ad un’opera potenzialmente vendibile. Per queste ragioni Agosti, nel frattempo dimissionario, ha sottolineato la necessità di riportare, sia nel testo in catalogo che in mostra, una dicitura che evidenzi l’incerta attribuzione dell’opera. Bradburne dal canto suo, cercando di destreggiarsi in questa polemica, senza prendere una posizione netta, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, avrebbe deciso di venire fuori da questa “impasse”, scrivendo qualcosa come: “Si tratta di un confronto con finalità scientifiche e conoscitive attraverso cui si intende porre all’attenzione dei visitatori e studiosi alcuni problemi di attribuzione”, specificando appunto che Brera non si assume alcuna responsabilità in merito alla paternità dell’opera in questione.