FIRENZE – Sabato 23 febbraio, nell’ambito di TourismA 2019, il Salone dell’archeologia e del turismo culturale, che si terrà a Firenze dal 22 al 24 febbraio, si riuniranno per la prima volta gli ‘“Stati Generali della gestione del Patrimonio Culturale dal basso”.
Si tratta di un progetto nato appunto “dal basso”, che chiama a raccolta le grandi e piccole fondazioni, associazioni, società, cooperative, singoli professionisti; tutte quelle realtà, spesso sconosciute, che operano nel campo del patrimonio culturale in silenzio, tra mille difficoltà, da Nord a Sud, senza adeguati supporti. Tale confronto servirà a dare voce e spazio alle numerose esperienze di cura, tutela, manutenzione, valorizzazione e gestione sviluppatasi in varie forme; a far emergere richieste, domande e bisogni necessari a favorire la crescita delle straordinarie energie e vitali creatività e a sostenere la nascita di nuove iniziative.
A raccontare questa iniziativa è Giuliano Volpe, già presidente del Consiglio superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’ del MIBAC e animatore di questo progetto. «L’Italia è un paese straordinario, riserva continuamente scoperte e anche sorprese imprevedibili. – Spiega Volpe – Il nostro patrimonio culturale è diffuso in ogni luogo. Molti però sono i beni culturali troppo spesso in stato di abbandono. Si pensi alla miriade di piccoli musei, di aree archeologiche, di chiese o palazzi chiusi. È un enorme patrimonio diffuso (vera peculiarità del modello italiano) da decenni condannato al degrado e alla marginalità o, nel migliore dei casi, a una gestione del tutto insoddisfacente, che mai il Pubblico sarà in grado di gestire da solo. Dello Stato e delle varie istituzioni pubbliche è il compito di indirizzarle, sostenerle, coordinarle, monitorarle. Sia ben chiaro che parliamo di lavoro e di alta qualificazione professionale, non certo solo di volontariato.
Si tratta – continua Volpe – di un settore importante anche sotto il profilo sociale e economico. Si pensi che uno studio recente dell’Università Federico II ha censito nella sola Napoli più di 50 realtà impegnate nella gestione di beni culturali, con 260 addetti (oltre a più di 300 volontari e un centinaio di tirocinanti) con proventi di circa 8 milioni nel 2017. A livello nazionale si tratta di una realtà, ancora sconosciuta, valutabile di migliaia di lavoratori e centinaia di milioni di euro, che potrebbero crescere sensibilmente se aumentassero le opportunità. Economia sana, pulita, sostenibile, di cui il Paese ha grande bisogno. Ma oltre alla crescita economica – conclude Volpe – vanno valutati anche i risultati in termini di crescita sociale e culturale, di sensibilizzazione e partecipazione attiva delle comunità, di sicurezza e di lotta all’illegalità, come lo straordinario esempio del Rione Sanità dimostra».