MILANO – Il mondo della fotografia e della comunicazione visiva perde una delle sue figure più iconiche e controverse: Oliviero Toscani, morto il 13 gennaio 2025 all’età di 82 anni. La notizia è stata annunciata dalla famiglia con un post sui social: “Con immenso dolore diamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio”. Toscani era ricoverato presso l’ospedale di Cecina, dove combatteva da due anni contro una malattia rara e incurabile, l’amiloidosi.
Nato a Milano il 28 febbraio 1942, Toscani è stato un rivoluzionario del linguaggio visivo. Figlio del fotoreporter Fedele Toscani, ha mostrato sin da giovane un talento naturale per la fotografia. Dopo essersi diplomato all’Università delle Arti di Zurigo nel 1965, ha collaborato con alcune delle più prestigiose riviste di moda, tra cui Vogue, Elle e Harper’s Bazaar. Tuttavia, è con il marchio Benetton, a partire dagli anni Ottanta, che Toscani ha ridefinito i confini della comunicazione pubblicitaria.

Le sue campagne, spesso provocatorie, hanno affrontato temi complessi e controversi come l’uguaglianza razziale, la pena di morte, la lotta all’AIDS, diventando veri manifesti visivi del nostro tempo. Tra le immagini più celebri, la foto di un neonato con cordone ombelicale e quella di un malato terminale di AIDS, che hanno acceso dibattiti e polemiche.
La malattia
Nel 2023 Toscani aveva rivelato pubblicamente la diagnosi di amiloidosi, una malattia rara che lo aveva debilitato profondamente. In un’intervista al Corriere della Sera, aveva raccontato con lucidità il percorso doloroso della malattia, affrontando la prospettiva della morte con una filosofia che rifletteva la sua vita intensa: “Non ho mai avuto un padrone, sono sempre stato libero. Ho vissuto troppo e troppo bene”. La malattia non aveva tuttavia intaccato la sua ironia: “La bellezza è che non ti interessano più patria, famiglia e proprietà, la rovina dell’uomo”, aveva dichiarato.

I messaggi di cordoglio
“Oliviero Toscani – ha dichiarato il Ministro della cultura, Alessandro Giuli – è stato uno dei più grandi interpreti della fotografia contemporanea, ma anche un controverso cultore della dismisura. Un narratore-visionario del nostro tempo che ha saputo plasmare il linguaggio visivo trasformandolo in una potente forma di comunicazione e riflessione collettiva. La sua fotografia è stata uno strumento di provocazione, di denuncia e di dialogo, capace di sfidare le convenzioni e porre al centro del dibattito pubblico temi di rilevanza sociale, politica e culturale”.
“Rattrista profondamente la scomparsa di Oliviero Toscani, un grande della fotografia che ha conquistato il mondo con il suo racconto per immagini spesso anche dirompenti e provocatorie. Un artista dall’indiscutibile potenza comunicativa, che ha cambiato la comunicazione pubblicitaria e non solo”. Scrive il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni.
Il Gruppo Benetton, con cui Toscani ha condiviso alcune delle sue più grandi battaglie artistiche, lo ha ricordato con un messaggio sentito sui social: “Per spiegare certe cose, semplicemente le parole non bastano. Ce l’hai insegnato tu. E allora preferiamo salutarti con un’immagine che hai scattato per noi tanti anni fa, nel 1989. Addio Oliviero. Continua a sognare”.

“La morte di Oliviero Toscani mi colpisce molto e lascia tutti più soli. Era nato a Milano per poi girare il mondo con la sua fotografia dirompente e fuori da tutti gli schemi. Ha letteralmente scardinato le logiche della comunicazione e dell’immagine sollecitando l’opinione pubblica ad una riflessione sempre più profonda“. Così in una nota l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi, sulla scomparsa del fotografo Oliviero Toscani. “Con il suo obiettivo critico e tagliente ha portato generazioni di politici, giornalisti, studenti a interrogarsi sul nostro tempo con una coscienza delle cose e dei fatti che solo la fotografia può suscitare con quella forza inequivocabile” ha aggiunto. “Faccio parte della generazione che è cresciuta con le sue grandi campagne sui muri delle nostre città e sono felice che Milano abbia fatto in tempo a regalargli la gioia di rivedere stampate alcune delle sue immagini più efficaci in una preziosa mostra itinerante che – libera dai riferimenti commerciali – riproponeva, in occasione dei suoi ottant’anni, solo ed esclusivamente la denuncia di fatti, paradossi, ingiustizie del nostro tempo fragile.“, ha concluso l’assessore alla Cultura.