MILANO – Apre al pubblico il 26 marzo la mostra di Stefano Arienti (Asola, MN, 1961), uno degli artisti più affermati e conosciuti della sua generazione. Nel Complesso museale “Chiostri di Sant’Eustorgio” di Milano l’artista ha realizzato un inedito confronto tra contemporaneo e sacro.
Il percorso espositivo prende avvio dal Cimitero paleocristiano dove una serie di fiori dipinti a tempera su carta conducono il visitatore a riflettere sul tema della necropoli di martiri cristiani e sulla pratica del culto dei morti. Si prosegue poi nella basilica di sant’Eustorgio con una serie di rimandi alla decorazione popolare, e con le riletture di opere d’arte come i Girasoli e gli Iris di Van Gogh, i cui fondi, ricoperti da fogli in oro e argento, richiamano alla continuità tra pittura di natura morta e icone. Altri capolavori di Van Gogh e Renoir subiscono l’intervento di Arienti che dona all’impianto una insolita profondità attraverso l’uso di plastilina che aumenta la matericità del colore.
La reinterpretazione del Corteo dei Magi di Michelino da Besozzo, nelle cappelle Solariane, dove a una tenda è stata sovrapposta la rilettura su telo verde, introduce idealmente alla sala del Museo Diocesano dov’è ospitato il Compianto sul Cristo morto di Altobello da Melone.
“Nel suo intervento al Museo Diocesano – afferma Angela Vettese – Stefano Arienti conferma la coerenza e la duttilità del suo lavoro. Dai secondi anni ottanta propone infatti un modo di concepire l’opera come continuo commento al vivere corrente, in cui l’umanità e i suoi riti entrano come parte di una più vasta dinamica naturale, onnicomprensiva e portatrice di meraviglia. Arienti è partito come studioso di botanica ed è rimasto appassionato di ogni genere di classificazione, sempre impegnato in un’archeologia del quotidiano che fa, della nostra specie, solo una delle tante presenze nel cosmo”.
La mostra milanese, resterà aperta gratuitamente nel complesso dei Chiostri fino al 5 maggio 2019.