Un nuovo intervento conservativo riporta l’attenzione su una delle opere più iconiche dell’arte etrusca, rendendo trasparente il lavoro dietro le quinte grazie a un cantiere aperto al pubblico.
ROMA – Il Sarcofago degli Sposi, testimonianza tra le più note della civiltà etrusca, torna al centro di un percorso di cura e studio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Realizzato nel VI secolo a.C. e composto da centinaia di frammenti rinvenuti nel 1881 nella necropoli della Banditaccia a Cerveteri, l’imponente urna in terracotta raffigura una coppia semidistesa su un letto da banchetto: gesto di affetto che ha attraversato i secoli, mantenendo intatta la sua forza evocativa.


Un nuovo capitolo per l’opera simbolo di Villa Giulia
Acquistato da Felice Barnabei per 4.000 lire, il sarcofago è diventato negli anni il fulcro identitario della collezione etrusca di Roma. Oggi, grazie alla collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro, prende avvio una nuova fase di intervento che unisce attività diagnostica, restauro conservativo e valorizzazione. Dopo oltre cinquant’anni dall’ultimo intervento manutentivo, si apre così una stagione di ricerca fondata su un approccio interdisciplinare che intreccia conoscenza storica, innovazione tecnologica e visione curatoriale.
Un laboratorio trasparente, aperto al pubblico
Il progetto prevede l’apertura del cantiere due volte a settimana, ogni martedì e giovedì dalle 10 alle 13. In queste occasioni sarà possibile osservare in diretta il lavoro dei restauratori, a partire da una prima fase concentrata sulla parte inferiore dell’opera, corrispondente alle gambe dei due sposi. Il pubblico avrà così accesso al processo di cura e studio, spesso celato dietro le quinte.
Il museo come spazio operativo
Per Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la Valorizzazione del patrimonio culturale, il progetto rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni pubbliche e partner privati, capace di rafforzare la tutela e la conoscenza del patrimonio anche attraverso iniziative di coinvolgimento diretto del pubblico. La sinergia tra il Museo e l’Istituto Centrale per il Restauro viene letta come modello di integrazione efficace, mentre l’apporto del mecenate privato – grazie all’Art Bonus – assume un valore strategico nel rendere accessibili i processi di conservazione.
Massimo Osanna, Direttore generale Musei, ha sottolineato come questa operazione rifletta una concezione contemporanea del museo: un luogo in cui ricerca, conservazione e fruizione si alimentano a vicenda. Il restauro del sarcofago, in questo contesto, diventa occasione per approfondire non solo la storia materiale dell’opera, ma anche la sua ricezione pubblica. L’apertura del cantiere ai visitatori è stata definita una scelta particolarmente significativa, che evidenzia il ruolo essenziale dei restauratori e la necessità di riconoscere il valore del loro lavoro come parte integrante della narrazione museale.

Conoscenza, cura, responsabilità
Per la direttrice del Museo, Luana Toniolo, l’intervento segna l’inizio di un percorso di rilettura che accompagna l’opera verso una nuova interpretazione. Il cantiere, dotato delle più avanzate tecnologie di analisi e documentazione, consente di testare metodologie e materiali compatibili con la complessità della terracotta antica e delle integrazioni storicizzate.
Luigi Oliva, direttore dell’ICR, ha evidenziato come il sarcofago rappresenti uno dei casi più significativi dell’arte antica, su cui l’Istituto lavora da anni con strumenti tecnologici all’avanguardia e in stretta collaborazione con il personale del Museo.
A sostenere l’intervento è la Banca Popolare del Cassinate, con un contributo attraverso Art Bonus. Il presidente Vincenzo Formisano ha ribadito l’importanza di investire nella cultura come bene collettivo, contribuendo alla restituzione pubblica di un’opera amata e universalmente riconosciuta.
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Piazzale di Villa Giulia 9,
00196 Roma +39 063226571;