BOLOGNA – Ha preso il via a Bologna la Biennale Foto Industria 2019, che quest’anno giunge alla sua quarta edizione, con il titolo TECNOSFERA: L’UOMO E IL COSTRUIRE.
Al centro della manifestazione è il tema del costruire: un‘azione cruciale, intimamente radicata nella natura della specie umana che viene qui esplorata a tutto tondo, dalle sue radici storiche e filosofiche agli inevitabili risvolti scientifici.
Sono 10 le mostre ospitate in differenti sedi storiche del centro cittadino. L’undicesima mostra è al MAST, dove prosegue sino al 5 gennaio 2020. Si tratta di Anthropocene, a cura di Urs Stahel, Sophie Hackett e Andrea Kunardan, che sta riscuotendo un grande successo. L’esposizione indaga l’impatto dell’uomo sul pianeta attraverso le straordinarie immagini di Edward Burtynsky, i filmati di Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier e le esperienze immersive di realtà aumentata.
Direttore della Biennale quest’anno è Francesco Zanot, curatore di importanti mostre tra cui Give Me Yesterday e Stefano Graziani: Questioning Pictures alla Fondazione Prada Osservatorio di Milano, saggista di monografie dedicate a grandi fotografi e Direttore del Master in Fotografia di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Milano. Spiega Zanot: “La vastità dell’intervento dell’uomo sull’ambiente e su ogni cosa che lo circonda è resa evidente dalla diversità dei soggetti e dei luoghi rappresentati nelle immagini degli autori. Macchina fondamentale per fabbricare l’immaginario degli ultimi due secoli e aggiornarlo costantemente, la fotografia è allo stesso tempo un indispensabile strumento di ricerca e un prodotto dell’inestinguibile bisogno dell’uomo di cambiare (e rivedere) il mondo”.
Celebri protagonisti della storia della fotografia come Albert Renger-Patzsch e André Kertész, le cui immagini fanno ormai parte di un patrimonio iconico condiviso, sono al fianco di grandi artisti contemporanei, italiani e internazionali come Luigi Ghirri, Lisetta Carmi, Armin Linke e David Claerbout e giovani autori affermati sulla scena internazionale come Matthieu Gafsou, Stephanie Syjuco, Yosuke Bandai e Delio Jasse, alternando tecniche che vanno dagli usi più puri e tradizionali della fotografia alle sperimentazioni più innovative.
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