LUGANO – Il Museo d’arte della Svizzera italiana ospita un interessante dialogo che vede protagonisti un artista e un fisico: Andrea Galvani e James Beacham.
Si tratta del quinto appuntamento della rassegna La Scienza a regola d’Arte, che lo scorso anno ha visto la partecipazione degli artisti Armin Linke e Thomas Struth, rispettivamente in dialogo con il geologo Paolo Cortini e, appunto, il fisico delle particelle James Beacham.
Martedì 4 giugno Beacham torna a parlare della relazione tra scienza, tecnologia e arte, e lo fa con Andrea Galvani, tra gli artisti italiani della sua generazione più conosciuti in ambito internazionale. Introduce l’incontro Elisa Volenterio, ideatrice e project Manager Frequenze.
James Beacham, prima di dedicarsi alla fisica, ha studiato per diventare film-maker. Oggi lavora al Large Hadron Collider del CERN, dove va a caccia di materia oscura, gravitoni, buchi neri quantistici e protoni oscuri in qualità di membro della collaborazione ATLAS, uno dei team che ha scoperto il bosone di Higgs nel 2012. La ricerca che svolge sulla fisica delle particelle affronta il divario tra i fenomeni fisici e le deduzioni sperimentali attraverso rigorosi metodi empirici, tracciando solide conclusioni e raccogliendo nuove informazioni sulle strutture nascoste del nostro mondo fisico, le quali contribuiscono a contestualizzare l’esistenza e la posizione dell’umanità nell’universo.
Andrea Galvani è cresciuto in un ambiente famigliare in cui la scienza, la sperimentazione, ma anche una particolare sensibilità per l’arte e la musica erano linguaggi quotidiani. Oggi s’interessa al modo in cui la fisica, o la matematica, cerca di comprendere il mondo e di formulare ipotesi: andando più nel profondo di alcuni strumenti specifici, mappature, formule ed equazioni sono riprodotte nelle sue opere – fotografie, video, sculture, installazioni e performance. Da ragazzino – racconta Galvani – ero ossessionato dall’invisibile, dall’infinitamente piccolo, dai territori interiori delle cose. Quel desiderio di capire mi accompagna ancora oggi ed è, di fatto, il motore di molti dei miei progetti.
Tra i suoi lavori si ricordano: Instruments for Inquiring into the Wind and the Shaking Earth (2018-19) – omaggio al primo sismografo – un paesaggio incandescente fatto di equazioni luminose al Led, formule scritte con tubi sospesi di neon bianco, attraverso le quali Galvani descrive fenomeni fisici invisibili, come i movimenti delle costellazioni o le onde. Study on a Rotating Black Hole (2017), realizzata con l’astrofisico Eloy Ayón-Beato, uno dei massimi esperti internazionali in buchi neri e fisica gravitazionale, descrive “l’orizzonte degli eventi”, ossia il centro fisico delle forze di un buco nero, dove tempo e spazio precipitano e si deformano all’infinito. Anche in lavori come Higgs Ocean (2008-2011), Deconstruction of a Mountain (2004-2016) o A Cube, a Sphere, and a Pyramid #1, (2012), l’artista percorre dei territori al limite delle conoscenze, traducendo la propria esperienza in opere d’arte.
Attraverso questa iniziativa MASI e Fondazione IBSA estendono il proprio ambito d’interesse e di approfondimento a temi apparentemente distanti dai loro mandati istituzionali, assecondando una realtà in cui la relazione fra arte, scienza, tecnologia e ricerca è ormai così stretta da risultare spesso inscindibile.