FIRENZE – Nel cuore del Complesso monumentale di Santa Croce, si apre un percorso espositivo che celebra gli ottocento anni del miracolo delle Stimmate di Francesco d’Assisi. La mostra, intitolata “La croce che fiorisce e le stimmate di Francesco”, esplora l’evoluzione delle rappresentazioni artistiche del miracolo tra il XIII e il XIV secolo, attraverso un affascinante dialogo tra opere d’arte e antichi documenti manoscritti.
Un ritorno alle origini storiche e artistiche
Il progetto riporta nel luogo di origine alcuni dei capolavori che hanno contribuito alla definizione dell’iconografia delle Stimmate. Tra i pezzi esposti spiccano due formelle di Taddeo Gaddi, provenienti dalla Galleria dell’Accademia di Firenze, parte di un complesso arredo che contava 28 tavole che, accanto ad altre testimonianze come un prezioso altarolo portatile, riflettono il parallelismo tra la vita di Francesco, alter Christus, e la Passione di Cristo.
“Questa mostra è un’occasione unica per riflettere per fare il punto sull’iconografia delle Stimmate ,” ha dichiarato Cristina Acidini, presidente dell’Opera di Santa Croce. “Opere come quelle di Gaddi riaffermano il profondo legame tra l’arte francescana e la spiritualità che essa intendeva trasmettere.”
L’arte come veicolo della spiritualità francescana
Il tema delle Stimmate, cardine della spiritualità di Francesco d’Assisi, viene analizzato a partire dalla rappresentazione di un serafino crocifisso nella prima Vita di Tommaso da Celano (1228-1229) fino alla reinterpretazione di Bonaventura da Bagnoregio nella Legenda maior scritta nel 1263. L’esposizione illustra come i mutamenti nella narrazione abbiano influenzato le immagini, con variazioni che trovano eco sia nei dipinti che nei manoscritti.
Tra le opere più significative troviamo la tavola del Maestro della Croce 434 (metà Duecento), proveniente dalle Gallerie degli Uffizi, un’opera fondamentale per comprendere le prime rappresentazioni delle Stimmate. Il percorso prosegue con miniature e codici rari, come la Bibbia francescana di Cesena, che offre un’inedita connessione tra narrazione biblica e iconografia francescana.
Una rete di collaborazioni scientifiche e culturali
La mostra è frutto della collaborazione tra l’Opera di Santa Croce e istituzioni accademiche di rilievo, tra cui i Dipartimenti di Storia e Archeologia dell’Università di Firenze e l’Università di Messina. Le opere provengono da prestigiosi istituti come le Gallerie degli Uffizi, la Biblioteca Medicea Laurenziana e l’Archivio storico diocesano di Arezzo, oltre che da collezioni private.
Stefano Filipponi, segretario generale dell’Opera di Santa Croce, sottolinea come la mostra rappresenti un ulteriore passo nel progetto di rinnovamento post-pandemia del complesso: “In questo contesto il refettorio d’inverno, con il Cenacolo e la Cappella Cerchi, costituisce il percorso che con nuovi allestimenti accoglie i visitatori introducendo i temi essenziali alla comprensione del complesso monumentale di Santa Croce.”
Curata da Sonia Chiodo, Giovanni Giura, Anna Pegoretti e Federico Rossi, la mostra guida i visitatori attraverso un racconto che intreccia storia, fede e arte. L’allestimento progettato dallo Studio Guicciardini&Magni Architetti valorizza la profondità simbolica e storica delle opere, gettando uno sguardo inedito sull’arte gotica e sulla spiritualità francescana.