TORINO – Come è possibile cogliere la capacità di un museo ad aprirsi verso la società e contribuire alla creazione di valore? A sperimentarlo, creando un sistema di misurazione in grado di di quantificare questo contributo, sono tre musei autonomi: Musei Reali di Torino, Palazzo Ducale di Mantova e Gallerie Estensi di Modena, con il supporto scientifico del Politecnico di Milano. Come spiega Michela Arnaboldi, responsabile scientifico della ricerca “i Direttori dei tre musei hanno lavorato congiuntamente, riflettendo in modo continuo su quale valore si vuole creare”.
Questo lavoro ha prodotto e definito un nuovo modello di quantificazione del valore generato dal museo, che passa dalla misurazione del pubblico attuale e potenziale, dell’impatto sul singolo e sulla società, e delle risorse a disposizione. Il modello è stato applicato e i numeri sono stati usati dai Direttori per pianificare i nuovi interventi del Museo.
Il modello prevede anche l’identificazione del cosiddetto “non pubblico”. Sono stati quindi somministrati questionari in luoghi diversi dal museo, come giardini, parchi, piazze o centri commerciali. L’indagine ha evidenziato il profilo medio del pubblico scettico, che conosce il museo, ma non è intenzionato a visitarlo (18% dei rispondenti) e del pubblico da attrarre (47% dei rispondenti), che, invece, non conosce l’offerta museale. “Questi dati sul non pubblico sono per me molto importanti – commenta Peter Assmann, Direttore di Palazzo Ducale di Mantova – per pianificare nuove strategie di comunicazione e per identificare nuove collaborazioni sul territorio per far conoscere l’offerta museale anche al di fuori del pubblico fidelizzato”.
I dati riportano complessivamente una fotografia molto positiva e in continua evoluzione: l’85% del pubblico ritiene infatti che il museo abbia contribuito a sviluppare nuove conoscenze e abilità individuali, mentre l’84% considera un impatto molto positivo del museo sulla collettività.
Lo studio ha messo in evidenza anche quante risorse siano necessarie per il raggiungimento di questi risultati, mostrando la diversa distribuzione sulle attività gestite dal museo, dalla conservazione alla valorizzazione della collezione e fundraising.
I dati su audience, impatto e risorse, sono stati raccolti su un orizzonte temporale di 3 anni.
Secondo Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali di Torino: “Questo aspetto è fondamentale per poter valutare i primi risultati delle azioni di gestione messe in atto, pur consapevoli che per alcune attività servono più anni prima di raccogliere delle evidenze quantitative”. Il dato come punto di partenza e non di arrivo è rimarcato anche da Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi: “L’elemento distintivo del progetto è quello di andare oltre la misurazione e usarlo per pianificare azioni future. Ad esempio, il dato sul “non pubblico” ci ha aperto a riflessioni su nuove strategie di distribuzione degli spazi per essere più visibili e attrarre più visitatori”.
“Nell’ambito del proprio piano strategico 2017-2020, la Compagnia di San Paolo ha rimarcato l’importanza di sviluppare modelli di valutazione, in primis dei propri interventi, al fine di giungere a comprendere il reale impatto del proprio operato e delle sue ricadute nel singolo ambito e nel più ampio contesto di riferimento. – Afferma Francesco Profumo, Presidente della Compagnia di San Paolo. In questi anni ha promosso approcci data driven che permettano di raccogliere evidenze e misurazioni al fine di poter orientare riflessioni, strategie e azioni future. In tale quadro si inserisce sia la collaborazione con il team del Politecnico di Milano, la cui azione di ricerca nel comparto culturale rappresenta per la Compagnia una preziosa azione propedeutica alle future strategie della Fondazione, sia l’attenzione all’azione di analisi e programmazione strategica dei Musei Reali di Torino, in particolare con il sostegno all’attuazione del Business Plan operativo 2019-2021”.
Il progetto dunque conferma che la Riforma avviata nel 2014 per gli istituti del MiBAC vede i Musei dotati di autonomia speciale in prima linea per misurare e guidare la sfida della cultura come elemento trainante la creazione di valore. Un lavoro di ricerca sul campo che potrebbe proseguire in una logica di sistema territoriale, coinvolgendo l’altro asset strategico della Riforma, ossia i poli museali.