LONDRA – Da una parte un artista come Bill Viola, tra i più apprezzati al mondo per la sua videoarte, dall’altra Michelangelo Buonarotti, genio indiscusso del Rinascimento, a dividerli ben cinque secoli di distanza. Eppure la mostra in corso alla Royal Academy of Arts di Londra, a cura di Andrea Tarsia, curatore presso l’Istituzione e organizzata con la collaborazione della Royal Collection Trust con il Bill Viola Studio, propone un interessante dialogo tra i due artisti, dalle quali emergono alcune evidenti affinità.
Il filo conduttore che lega i due artisti è sicuramente la ricerca spirituale del significato dell’esistenza, che va ad annullare la distanza temporale di cinquecento anni. Ma l’arte di Michelangelo ha indubbiamente esercitato una profonda influenza su Viola, che ha avuto modo di vedere alcuni disegni del genio toscano nella collezione reale del Castello di Windsor.
Noto è anche l’interesse dell’artista statunitense nei confronti dell’arte rinascimentale, studiata, approfondita e riattualizzata, come nel caso della retrospettiva Bill Viola: Rinascimento elettronico del 2017 a Palazzo Strozzi.
“Attraverso i miei viaggi e le mie esperienze, prima a Firenze, poi principalmente nelle culture non occidentali e in congiunzione con le mie letture di antiche filosofie e religioni – spiega Viola -, ho iniziato a prendere coscienza di una tradizione più profonda, una corrente sotterranea che attraversa il tempo e le culture. L’antica tradizione spirituale che riguarda la conoscenza di sé stessi“.
Di Viola sono presentate 12 video installazioni, che ripercorrono la sua parabola creativa, dal 1977 al 2013, mentre sono 14 i disegni in mostra di Michelangelo a cui si aggiunge un prezioso bassorilievo, il Tondo Taddei, custodito proprio dalla Royal Academy.
L’accostamento tra le opere di Viola e Michelangelo non avviene tanto per l’affinità dei soggetti, quanto per le sensazioni che sono in grado di evocare.
Emblematico anche il titolo della mostra “Life Death Rebirth” che mette in evidenza le ematiche esistenziali che accomunano i due artisti che le hanno affrontate, ognuno con la propria tecnica, in differenti epoche.