BELGRADO – C’è ancora confusione in relazione ai quadri “prigionieri di guerra” conservati al Museo nazionale di Belgrado, capolavori di fatto italiani, finiti in Serbia in seguito a compravendite milionarie mediate da mercanti, in nome e per conto del Maresciallo del Reich, Hermann Goering. Dopo il conflitto queste opere furono acquistate a Monaco di Baviera da un antiquario jugoslavo, Ante Topic Mimara, e successivamente trasferite al Museo nazionale di Belgrado. Per questi capolavori, avevamo anticipato qualche giorno fa, si stava muovendo la Procura di Bologna insieme ai Carabinieri del nucleo Tutela patrimoni, che ne avevano disposto il sequestro con l’ipotesi di ricettazione, nella speranza di arrivare al recupero dei preziosi quadri. Dopo il conflitto queste opere furono acquistate a Monaco di Baviera da un antiquario jugoslavo, Ante Topic Mimara, e successivamente trasferite al Museo nazionale di Belgrado.
Oggi si apprende invece, da alcune agenzie stampa, che il ministero degli esteri serbo non ha avuto finora alcun contatto con i responsabili italiani in merito agli otto capolavori tra cui anche Tiziano, Tintoretto e Carpaccio. “Non abbiamo avuto nessun contatto con le autorità italiane”, ha detto il ministro degli esteri Ivica Dacic, citato dall’agenzia Beta. Stupore per la presa di posizione della procura di Bologna ha espresso intanto Nikola Kusovac, noto storico dell’arte serbo. “Non posso credere che gli italiani chiedano ora al Museo Nazionale di Belgrado la restituzione di qualcosa che vendettero legalmente ai tempi della seconda guerra mondiale”, ha detto Kusovac alla Tanjug. “E’ assolutamente noto il percorso compiuto da tali quadri dall’Italia verso il Museo Nazionale di Belgrado”, ha affermato ancora lo storico dell’arte secondo il quale non è la prima volta che le autorità italiane chiedono la restituzione di qualcosa da loro venduto legalmente. “Nel caos della seconda guerra mondiale il criminale nazista Hermann Goering acquistò quelle tele di Tiziano, Tintoretto e Carpaccio. Le comprò in cambio di denaro o oro, non le rubò. E alla fine del conflitto i quadri andarono a finire nelle mani degli alleati”, ha detto sempre Kusovac. Fu allora, ha aggiunto, che “entrò in azione Ante Topic Mimara, incaricato dalle nuove autorità jugoslave di negoziare le indennità di guerra con opere d’arte”. “Mimara era noto per essere un falsario e un imbroglione….Una parte dei quadri che l’allora Jugoslavia ottenne come indennità di guerra fu sistemata in Musei di Lubiana e Zagabria, parte arrivò al Museo Nazionale di Belgrado”. La cosa strana, continua lo storico serbo, è che tali opere d’arte del Museo Nazionale di Belgrado nel 2004 e 2005 furono esposte in mostre organizzate a Bologna e Bari”. “Non si capisce perché i quadri non furono richiesti allora”, ha affermato Nikola Kusovac. Ad oggi dunque si può dire soltanto dire che non si sa se “l’esilio” di queste opere potrà concludersi.