ROMA – Si chiama Imat ed è uno strumento che per la prima volta permette di produrre una immagine ‘virtuale’ tridimensionale dei reperti utilizzando una nuova tecnologia a tomografia di neutroni. Questo strumento è stato inaugurato da Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di scienze fisiche e tecnologie della materia del Consiglio nazionale delle ricerche (Dsftm-Cnr) e da Robert McGreevy, direttore della sorgente di neutroni Isis del Science and Technology Facilities Council (Stfc).
Imat è la prima linea di fascio di neutroni in grado di produrre immagini tridimensionali dei reperti per applicazioni in un’ampia gamma di settori scientifici e tecnologici. I neutroni sono potenti ‘occhi artificiali’ in grado di vedere ‘dentro le cose’ attraverso spessori di molti centimetri e permettono di studiare in dettaglio le proprietà dei materiali al loro interno e approfondirne la conoscenza, svelare i componenti di cui sono costituiti e i metodi di lavorazione utilizzati, e intervenire per la loro conservazione tramite il restauro per riportarli all’antico splendore.
Le immagini prodotte da Imat potranno quindi trovare applicazione nelle aree dell’aeronautica spaziale e dei trasporti, in ingegneria civile, nella produzione di energia, nelle scienze della terra, nell’eredità culturale e nell’agricoltura.
In particolare per quel che concerne l’aspetto culturale, grazie a questa tecnologia avanzata, si sta procedendo ad indagare i dettagli nascosti, finora sconosciuti in antichi violini italiani e nel corredo funebre della tomba di Kha del Museo Egizio di Torino.
Un gruppo di scienziati italiani del Cnr – Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) di Catania e Istituto per i processi chimico fisici (Ipcf) di Messina – del Museo storico della fisica e Centro studi e ricerche Enrico Fermi, del Museo Egizio di Torino, della Soprintendenza archeologica del Piemonte, dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Università di Roma Tor Vergata -, ha infatti già analizzato i manufatti in bronzo provenienti dalla tomba di Kha, utilizzando innovative tecniche di imaging tridimensionale con la linea di fascio di neutroni di Imat. I ricercatori sono stati quindi in grado di svelare i segreti delle pratiche pittoriche utilizzate nell’antico Egitto, e la presenza di diverse tipologie di manifattura artistica degli oggetti e del loro stato di conservazione, grazie alla qualità senza precedenti delle immagini tomografiche di Imat resa possibile dalla nuova camera tomografica e dai sistemi di analisi per immagini realizzati dal Cnr.
Christian Greco, direttore del Museo Egizio, ha spiegato: “Il 2 ottobre, alcuni vasi provenienti dal corredo funerario della tomba di Kha sono stati inviati presso il laboratorio Isis per essere studiati grazie alle sonde a neutroni con l’obiettivo di scoprire cosa si nasconde all’interno di questi preziosi reperti. Crediamo molto nella collaborazione sinergica tra archeologi e ricercatori delle discipline chimico-fisiche che questo progetto di ricerca tende a promuovere” – e aggiunge – “È per noi un’iniziativa importante, in particolare quest’anno in cui ricorre il 110° anniversario della scoperta della tomba di Kha avvenuta nel 1916 per opera di Ernesto Schiaparelli, perché rappresenta un’occasione per offrire al nostro pubblico nuovi dati e nuovi risultati utili sulle opere della nostra collezione”.
Giuseppe Gorini, dell’Università di Milano-Bicocca, ha aggiunto che “la collaborazione ha consentito l’esportazione temporanea dei reperti dall’Italia per analizzarli presso la sorgente di neutroni Isis. Esperti in restauro del Museo Egizio e della Soprintendenza archeologica del Piemonte, insieme a ricercatori universitari, lavorano in stretto contatto fornendo così un esempio positivo di collaborazione multidisciplinare”.