MILANO – Sanbot Elf è uno dei sei robottini programmato per riconoscere le emozioni umane all’interno della mostra Robot, The Human Project, allestita al Museo delle Culture di Milano, ma non ancora aperta al pubblico a causa dell’emergenza Coronavirus. La mostra doveva infatti essere inaugurata il 4 marzo 2020, ma il diffondersi del Covid-19 ne ha impedito finora l’apertura, cambiando di fatto la missione di questo robot. Si tratta di un robot poco più alto di un bambino di 7 anni, provvisto di un monitor in zona “cuore”, che gli permette di interagire con gli esseri umani nel più poliedrico dei modi. Dotato di tre telecamere, un touch screen HD, un proiettore, occhi digitali lampeggianti e numerosi sensori, si serve di un software di riconoscimento facciale per rendersi utile in molti modi.
24 ORE Cultura e Mudec hanno quindi sposato la bellissima iniziativa di sperimentazione, messa in campo dall’Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) dei Sette Laghi di Varese, nella ricerca di una soluzione innovativa che possa portare rinforzi al personale sanitario impiegato nell’assistenza costante ai pazienti affetti da Covid – 19.
L’appello ha interessato alcuni robottini che, come “Sanbot”, sono progettati per portare l’interazione tra uomo e macchina a un livello nuovo e multi-sensoriale, e in Italia sono distribuiti da Omitech srl.
Il robottino Sanbot Elf prestato al Mudec per la mostra “Robot” ha quindi lasciato temporaneamente la sua postazione al Museo per partire alla volta della casa madre ed essere riprogrammato da Orobot Srl per la sua nuova missione.
Insieme ad altri 5 robot Sanbot Elf si trova oggi a Varese, all’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi della ASST Sette Laghi, con la nuova missione di aiutare il personale sanitario nell’assistenza a dodici pazienti affetti da Covid-19: un robot ogni due pazienti.
Si legge in una nota che “i robottini, posizionati nelle camere dei malati, permetteranno il monitoraggio a distanza delle loro condizioni: grazie alla telecamera di cui ogni robot è dotato, infatti, il personale vede in remoto il paziente attraverso il monitor che ha accanto e che è collegato al robottino. In telepresenza e senza accedere fisicamente alla stanza, l’obiettivo è quello di ridurre il consumo di dispositivi di protezione e ottimizzare così anche il tempo di medici e infermieri, per massimizzare le attività di monitoraggio e assistenza, a vantaggio dei pazienti”.
Per loro tramite, medici e infermieri possono anche parlare attraverso la voce del robot al paziente che, se non è in ventilazione assistita, può rispondere attraverso messaggi vocali. Altre funzioni sono in progettazione per aumentare l’utilità di questi robot nella lotta contro l’emergenza coronavirus.
Antonio Mazzoni, co-curatore della mostra milanese e responsabile scientifico del Laboratorio di Neuroingegneria computazionale dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, spiega: “Sanbot Elf, in esposizione alla mostra Robot. The Human Project del Mudec sarà prestato all’ospedale di Varese per aiutare nelle comunicazioni a distanza fra medico e paziente. È una cosa molto importante, ovviamente, ma è anche interessante il fatto che non si tratta di un robot particolarmente potente o preparato per le situazioni estreme. Si tratta di un robot che è fatto per l’interazione con le persone. Alla mostra abbiamo cercato di focalizzarci non tanto sull’evoluzione dei robot umanoidi come oggetti, ma sullo sviluppo della collaborazione tra esseri umani e robot, e questo ne è un esempio perfetto”.
{igallery id=1063|cid=1904|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}