COPENAGHEN – Il National Museum of Denmark a Copenhagen ci accoglie al suo interno in una struttura in legno su più livelli, ricoperta da un tetto interamente a finestra che lascia filtrare la forte luce di inizio giornata, in ogni dove. L’esposizione tenta di ripercorrere il cammino dell’umanità stessa dalla prima preistoria fino al primo 1700.
Il NatMus ci apre difatti le porte con la preistoria danese, da un’immenso scheletro di alce, antico 8700 anni, si passa alle prime armi e strumenti, fabbricati dall’uomo neolitico con ossa animali. Ci troviamo poi immersi tra il 5500 e il 6500 A.C. dove continuano, armi da battaglia tipiche della cultura contadina e i resti dei primi sacrifici umani volti alla scienza. Si volta l’angolo e siamo nell’Età di Bronzo (2000 A.C.) dove è un crescere di creazioni di metallo di cui ci attrae il Wagons from Dejbjerg portatore dello spirito dei defunti, per preservare intatta la loro memoria, come lascito per la generazione a venire. Ed ecco le prime spade, non più semplici armi, ma conferite come simboli di alto rango, susseguite da uno storico ritrovamento del 1902 che prende il nome di Chariot of Sun (1400 A.C.) una creazione religiosa, originaria della Scandinavia durante la prima Età di Bronzo, che rappresenta il viaggio di un sole divinizzato attraverso i cieli; o ancora il Gundestrup Cauldron ritrovato nel 1891, probabilmente datato tra il 150 A.C. e la nascita di Cristo, è di ancora misteriosa provenienza. Ritrovato a Nord, nell’Himmerland, il calderone sembra, per le sconosciute divinità intagliate, di provenienza del Sud; forse un bottino di guerra o un dono per un capo tribù. E’ poi il turno di scheletro di un’intera imbarcazione da guerra degli uomini del Nord, capace di trasportare fino a ventiquattro uomini.
Salendo al primo piano ci si aprono dinnanzi, il Medioevo ed il Rinascimento. Capiamo già dall’apertura di questa nuova sezione come il tema portante sia una vera e propria crescente ossessione per la figura del Cristo. Subito, difatti, l’attenzione cade su una parte di un’antico altare, che raffigura quattro padri della Chiesa: Gregorio, Ambrosio, Augusto e Geronimo. E’ il turno poi, di un cavaliere in sella al suo cavallo, di cui brilla la metallica armatura forgiata ad Innsbruck, la cui conservazione intatta ne fa uno dei pezzi forti del museo. Si susseguono poi stanze medievali interamente ricostruite e ancora, i primi orologi del Sedicesimo e Diciassettesimo secolo e poi, tutto d’un tratto, intorno al 1600, una nuova ossessione travolge ed attanaglia l’animo umano: l’esotico. E’ qui che troviamo miscela di ampolle, teiere, posacenere, vasi intagliati e zanne per quella febbre d’avorio che dall’anno 1000 colpì l’occidente e fu alimentata dalla crescente presenza araba nel continente.
Si percorre poi un secondo piano che sembra essere, il patrimonio culturale d’eccellenza, del museo stesso: l’Antico Egitto. Il piano è costruito circolarmente e si gira dunque attraverso ceramiche, vasi, ampolle, ornamenti per collo lavorati e dipinti fino a giungere alla Porta per l’Anima (2430-2410 A.C.) entrata della tomba del visir Ptah-wash Isi durante l’Antico Regno d’Egitto (2700-2200). Ed ecco come da tradizione, le mummie, sovrani imbalsamati e posati in sarcofagi finemente dipinti ci circondano in ogni modo, dove, a mostrare la mummia all’interno, dove, a evidenziare la raffinatezza dei sarcofagi.
L’ultimo piano infine, forse il più suggestivo, è quello dedicato ad un’esposizione che tenta di concatenarsi al percorso dei piani precedenti, attraverso la scoperta del umanità nella sua totalità, senza esclusione di continenti, emisferi o religioni.
People of the Earth di Jordens Folk muove i primi passi dentro l’ Ethnographical Treasure Rooms del National Museum of Denmark attraverso l’America del Nord, i dipinti raffiguranti i nativi e i loro stili di vita, dediti alla pastorizia e alla caccia; e l’America Latina, con una mummia dal Perù (600-1000) e un susseguirsi di vari scheletri coloratissimi di cartapesta utilizzati nel “Giorno dei Morti”, la più importante festività messicana. Ed ecco l’Africa, d’un tratto, piena di maschere utilizzate dagli sciamani come punto di contatto. Difatti è spiegato come gli Africani tutt’ora, utilizzino l’arte come elemento cruciale per rapportarsi e avvicinarsi agli Dei, agli Spiriti e agli Avi. Si entra poi tra veli dai colori accesi nella misteriosa e magica India, dove subito troviamo la rappresentazione della divinità Durga durante la processione del Leone e una magnifica esposizione di Sari, tipici abbigliamenti indiani da donna; a cui segue un’Indonesia carica di rappresentazioni e antiche scritture di alcuni dei poemi più datati della Storia: il Mahabarata e il Ramayana. E in un attimo siamo catapultati in un mondo ancor più sconosciuto per molti, l’Oceania, ci accoglie con maschere immaginative ed utensili decorati dove nei disegni si ritrovano credenze religiose. E a conclusione vi è l’Asia: un Giappone fatto di legni intagliati con stampe artistiche, legni con i quali si produce ogni cosa, non solo beni di prima necessità ma beni di lusso, emblema di un paese ancora chiuso al dialogo di importazione ed esportazione con l’estero. C’é poi una Cina Imperiale tra il 1600 e il 1900 fatta invece, di commercio, porcellane finemente lavorate, rappresentazioni particolarissime dei sovrani in terracotta dipinta. E’ in conclusione una collezione etnografica dell’Asia che ci avvolge tra le raffigurazioni figurate di Buddha, di Zen, mistura di un’orientalismo prezioso e disarmante che ci lascia una sensazione d’attrazione, una voglia di scoperta, una consapevolezza di una terra tanto grande, quanto in molte delle sue parti ancora a noi sconosciuta.
VADEMECUM
Martedì – Venerdì 10-17 (chiuso il Lunedì)
(The Children’s Museum 10 – 16.30)
Chiuso nei seguenti giorni: 24 e 25 dicembre; capodanno
Biglietto giornaliero adulti DKK 75; 1 bambino + 1 adulto DKK 60; Bambini sotto 18 gratis
The National Museum of Denmark (Prince’s Mansion)
Ny Vestergade 10, Copenhagen
Tel.: (+45) 33 13 44 11
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