ROMA – Straordinaria scoperta archeologica a Roma, presso la Domus Aurea dove, dopo duemila anni, è tornata alla luce quella che è stata ribattezzata la Sala della Sfinge, in virtù della rappresentazione di una sfinge alata tra le immagini degli affreschi che decorano il nuovo ambiente, risalenti a un periodo compreso tra il 65 e il 68 d.C. La scoperta in realtà risale agli ultimi mesi del 2018.
Nella residenza urbana di Nerone gli archeologi, montando un ponteggio nell’ambiente 72, si sono imbattuti in un’apertura che, illuminata dalle torce, ha rivelato una nuova sala affrescata.
Il fondo bianco della volta a botte è decorato con riquadri rossi e oro e una fitta serie di motivi vegetali e animali, tra cui una pantera, centauri rampanti e figure di Pan.
“All’esterno del perimetro – si legge in una nota – si susseguono poi quasi rincorrendosi creature acquatiche stilizzate, reali o fantastiche. Il tutto è attraversato da motivi vegetali: esili ghirlande e cespi che terminano in foglioline e steli di colore verde, giallo e rosso, festoni e forse frutti, compongono un paesaggio surreale popolato da uccellini ritratti in differenti pose. Sulla lunetta di fondo della volta a botte – a destra della bocca di lupo – si staglia una tipica architettura immaginaria con le sue esili colonne su uno sfondo inesistente, sormontata da una patera d’oro (piatto cerimoniale) e da cui pende una mezza ghirlanda”.
La parte inferiore della sala, di pianta rettangolare, è interrata e per ragioni di stabilità, almeno al momento, dovrà rimanere tale.
“La scoperta di questa sala – ha spiegato Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo – si inserisce nella strategia di ricerca scientifica che il Parco porta avanti ogni giorno contestualmente agli interventi di messa in sicurezza e restauro rimasta nell’oscurità per quasi venti secoli, la Sala della Sfinge – così come l’abbiamo denominata – ci racconta le atmosfere degli anni del principato di Nerone”.
Alessandro D’Alessio, funzionario responsabile della Domus Aurea, racconta: “alla Domus Aurea, ovvero in quel che oggi resta, sul Colle Oppio, dell’immensa residenza urbana che Nerone volle edificare dopo l’incendio del 64 d.C., una tale circostanza potrebbe non destare particolare sorpresa, visto il numero delle sale e degli altri spazi noti e riccamente affrescati, che ammonta a oltre 150. Eppure la ventura e l’emozione di trovarsi di colpo, senza preavviso o indizio alcuno, davanti e dentro una stanza della Domus prima ignota, o di cui non v’era comunque memoria, rappresenta un’occasione anche qui straordinaria e appagante”.