PERUGIA – Una giovane madre dal volto segnato, il suo sguardo rivolto al futuro incerto, circondata dai suoi figli: è Migrant Mother, l’immagine che ha reso immortale Dorothea Lange. Perugia rende omaggio a questa straordinaria figura della fotografia documentaria del Novecento con una mostra che rimarrà aperta fino al 23 marzo 2025, presso Palazzo della Penna – Centro per le Arti Contemporanee. Un itinerario attraverso oltre 130 scatti, curato da Walter Guadagnini e Monica Poggi, che ripercorre i decenni più intensi della sua carriera.
La fotografia come testimonianza sociale
La vita e l’opera di Dorothea Lange sono il riflesso di un impegno costante per dare voce agli ultimi. Negli anni Trenta, in un’America profondamente colpita dalla povertà e dalla disperazione dopo la crisi del 1929, Lange comincia a dedicarsi al reportage sociale.
Nel 1935 intraprende un lungo viaggio insieme all’economista Paul S. Taylor, che diventerà suo marito pochi anni dopo. La coppia si immerge nelle realtà più colpite dalla crisi agricola e ambientale, raccogliendo testimonianze sulle condizioni di vita dei lavoratori migranti. La siccità che devastò le pianure centrali tra il 1931 e il 1939 — fenomeno noto come Dust Bowl — causò un esodo di massa, costringendo intere famiglie a cercare fortuna altrove. Questo scenario fu immortalato non solo dagli scatti di Lange, ma anche dalle pagine del romanzo Furore di John Steinbeck, pubblicato nel 1939, e dal successivo film di John Ford, ispirato anche dalle immagini della fotografa.
Le fotografie di Lange restituiscono con crudezza e umanità le condizioni di vita di migliaia di lavoratori, i loro volti segnati dalla fatica, ma anche dalla resilienza. Tra questi scatti emerge, appunto, Migrant Mother (1936), diventata simbolo universale di grande dignità anche nella miseria.
La mostra prosegue esplorando un altro importante capitolo nella carriera di Lange: la documentazione dell’internamento dei cittadini americani di origine giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante le critiche al governo per questa decisione, Lange accetta l’incarico di fotografare i campi di prigionia. Le sue immagini, tuttavia, vanno oltre l’incarico ufficiale: raccontano l’ingiustizia e la disumanità di una legge razziale che costrinse migliaia di persone a lasciare le proprie case e attività. Ancora una volta, l’obiettivo di Lange si concentra sul vissuto emotivo delle persone che incontra, evidenziando come le scelte politiche e le condizioni ambientali si ripercuotano sulla vita dei singoli.
“La sfida è stata uscire dal tracciato più classico andando anche oltre immagini iconiche come Migrant Mother – ha spiegato la curatrice Monica Poggi -. Ci siamo concentrati su dieci anni particolarmente intensi in cui Lange ha lavorato per il governo Usa allo scopo di documentare le condizioni dei migranti della grande crisi economica e ambientale. Il messaggio che l’autrice ci consegna, ad ogni modo, non è solo drammatico, ma testimonia come la fotografia possa innescare cambiamenti sociali concreti. Un aspetto di cui rimanere consapevoli”.
Palazzo della Penna e la contemporaneità
La retrospettiva è un primo tassello nel processo di evoluzione del profilo di Palazzo della Penna per riaffermarsi come spazio dedicato alla riflessione artistica contemporanea. La Sindaca Vittoria Ferdinandi e l’Assessore alla Cultura Marco Pierini hanno sottolineato l’importanza di eventi come questo anche per ridefinire il ruolo di Perugia nel panorama culturale nazionale.
Pierini ha dichiarato: ““Palazzo della Penna riafferma con forza la sua vocazione di polo dell’arte contemporanea aprendo le porte alla produzione di una figura di assoluto spicco nella storia della fotografia a livello mondiale. Colei che è considerata la madre della fotografia sociale americana, con stile unico ed emozionante, ci porta nel cuore dei risvolti socio-economici della Grande Depressione, a contatto con drammi e miserie umane trattati sempre con empatia e sincerità attraverso immagini diventate simbolo di un’epoca. La serie realizzata a metà degli anni Trenta sull’emigrazione dei lavoratori dell’agricoltura californiani, in particolare, rappresenta un corpus straordinario in grado di documentare con efficacia fatti e condizioni e di fissare, allo stesso tempo, moti dell’animo che parlano ancora oggi alla nostra coscienza”.
“Le immagini esposte – ha spiegato Ferdinandi – non sono semplicemente istantanee di vita quotidiana, ma veri e propri racconti umani che parlano di speranza, dignità e resilienza. Il lavoro di Lange trascende il mero reportage; riesce a cogliere l’umanità dei suoi soggetti, a trasmettere emozioni che vanno oltre le parole. Le sue fotografie diventano un potente veicolo di comunicazione, capaci di farci riflettere sulle sfide e sulle speranze di chi vive situazioni di vulnerabilità”.
Vademecum
DOROTHEA LANGE
130 immagini di una grande fotografa americana
14 dicembre 2024 – 23 marzo 2025
Palazzo della Penna – Centro per le arti contemporanee
Via Prospero Podiani 11, Perugia
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
www.camera.to