VENEZIA – Nel suo ultimo volume l’autore si chiede: “forse l’Entanglement, ovvero l’intreccio delle risultanze ultime della Fisica riguardo ai concetti di sistema, di stato e di osservabile, può contribuire a fornire utili risposte?” L’architettura può essere considerata un sistema le cui proprietà permanenti sono costituite da entità materiali, ma anche da entità culturali. E queste ultime sono la capacità a determinare gli aggregati che la caratterizzano e che entrano in relazione con l’uomo e con l’ambiente.
Nel corso della sua narrazione l’autore cerca di soffermarsi sulla possibilità che una misurazione qualitativa della dimensione culturale possa trasformarsi in misurazione quantitativa sulla base di valutazioni effettuate con una logica sfumata: fuzzy. Perché? Perché l’indeterminismo è l’universo dell’architettura e dell’arte. Esso non è mancanza di informazione sul sistema ma è la sua natura: date talune condizioni necessarie e sufficienti a generare un fenomeno architettonico o artistico, l’evento previsto non può essere certo ma potrà essere solo probabile, ovvero verosimile.
Per sviluppare l’argomento l’autore utilizza pretestualmente un’esperienza di progetto attuata su un complesso storico; tuttavia egli fa filtrare il racconto architettonico attraverso quell’intreccio di altro che ha contribuito alla formazione della sua ipotesi di ricerca. E quell’altro l’autore lo ha trovato nell’attività didattica presso l’università, nell’impegno sociale e civile, nella rappresentanza istituzionale e nell’attività professionale sul campo.
Nell’insieme di scritti, di annotazioni critiche, di grafici e di riferimenti ad esperienze progettuali in questo volume si cerca di descrivere un processo di generazione dell’essere architettonico che parte dagli elementi “apriori” per intricarsi fino ad assumere una fisionomia la cui decodifica risulta oltremodo complessa.
Al punto che, quasi per reazione o per sufficienza il giudizio tenderebbe a fermarsi sull’epidermide alla stessa stregua di quanto avviene nella pratica e nella critica architettonica di oggi: ed ecco che la cultura dell’apparire piuttosto che dell’essere diventa quella globalmente più praticata, perché più facile da capire e da gestire. Eppure i processi entro cui si determina il progetto avvengono per “stati” discreti e quasi mai continui: dal ricovero alla casa, dalla casa alla città, dalla città al paesaggio e così via.
Ad ogni “stato” corrisponde un complesso di bisogni umani legati all’architettura, che si può considerare come un insieme di sollecitazioni che alimentano il generare per “stati” l’ambiente artificiale.
Alla presentazione interverranno, oltre all’autore, Chiara Modica Donà dalle Rose, Presidente Wish – World International Sicilian Heritage; Alberto Ferlenga, Rettore Università Iuav di Venezia; Marco D’Annuntiis Docente Unicam Università di Camerino; Mauro Marzo Docente Università Iuav di Venezia.