Cinquanta anni fa nasceva il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, frutto della visione di Giulia Maria Crespi, Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli, che intravidero nella salvaguardia del patrimonio artistico, storico e naturale la chiave per costruire una cittadinanza più consapevole e radicata nel proprio territorio. Oggi, al Quirinale, quell’idea ha ritrovato voce nell’incontro tra una delegazione della Fondazione e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a sottolineare un cammino che si intreccia profondamente con la storia recente del Paese.
A mezzo secolo dalla sua nascita, il FAI si presenta come un presidio culturale diffuso, capace di connettere istituzioni e società civile nella protezione di un patrimonio che non è soltanto eredità, ma risorsa viva per il presente. Un impegno che ha portato al recupero di oltre 70 luoghi emblematici, restituiti alla collettività grazie a un’azione capillare, radicata nei territori e animata da una partecipazione senza precedenti.

L’intervento di Marco Magnifico e la difesa del paesaggio
Nel suo intervento, il Presidente del FAI, Marco Magnifico, ha ribadito con forza la missione della Fondazione: non soltanto custodire beni materiali, ma difendere il paesaggio e il patrimonio storico da minacce vecchie e nuove. Tra queste, le proposte legislative che mirano a ridimensionare il ruolo delle Soprintendenze e i rischi legati a una visione della transizione energetica che, in nome dell’ambiente, potrebbe compromettere la qualità del paesaggio.
«Proteggere il clima senza salvaguardare il paesaggio – ha sottolineato Magnifico – significherebbe tradire la natura stessa dell’Italia».

Un impegno rinnovato
La forza del FAI in questi cinquant’anni è stata anche nella capacità di trasformare la tutela in una pratica quotidiana, fatta di scelte culturali, di educazione diffusa, di sensibilizzazione civica. Attraverso iniziative come le Giornate FAI di Primavera e d’Autunno e il censimento I Luoghi del Cuore, milioni di persone hanno potuto riscoprire una geografia emotiva del Paese, spesso lontana dai circuiti più noti, ma non per questo meno preziosa.

Nel celebrare questo traguardo, l’incontro al Quirinale ha avuto il valore di un impegno rinnovato: il patrimonio culturale e paesaggistico non può essere considerato un bene accessorio o sacrificabile, ma resta, nelle parole stesse di Sergio Mattarella, un elemento fondante della nostra identità collettiva e della capacità di guardare al futuro con radici solide e sguardo ampio.