FIRENZE – Forse nascerà proprio nell’autunno 2017 il nuovo Museo degli Arazzi di Firenze. A preannunciarlo è la mostra dal titolo “Tre arazzi per il futuro museo” ospitata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti dal 25 aprile al 21 maggio.
È stato il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, nel corso della presentazione della mostra, a comunicare la nascita della nuova galleria degli arazzi e delle carrozze. Schmidt ha spiegato che il futuro Museo della manifattura medicea, di quella fiamminga e di quella francese sorgerà nel Rondò meridionale di Palazzo Pitti, attualmente deposito delle carrozze della reggia medicea.
“Abbiamo una delle collezioni più importanti del mondo di arazzi, circa 950 pezzi, in larghissima parte tenuti costantemente in deposito per ragioni di protezione e conservazione, ma anche per mancanza di un idoneo spazio espositivo – ha detto il direttore degli Uffizi – presto, invece, avranno qui a Palazzo Pitti la loro casa: sarà nel rondò meridionale, che adesso serve come parcheggio per un’altra collezione, quella delle carrozze”. Circa una ventina di modelli del Sette e Ottocento che, ha aggiunto Schmidt “avranno anche loro una galleria dove essere esposte: nello spazio sotto il rondò di Bacco, finora usato solo come deposito”. Lo svolgimento complessivo dell’operazione prenderà circa due anni di tempo. “Quando sarà pronto il museo, potremo per la prima volta mostrare un robusto gruppo dei nostri arazzi, poi di volta in volta ne esporremmo diversi a rotazione. Sara’ uno dei musei di arazzi più importanti del mondo”, ha detto Schmidt.
Nel frattempo in attesa dell’apertura del museo, l’attuale mostra, curata da Lucia Meoni e coordinata da Alessandra Griffo, “costituisce un richiamo a un articolato e ampio patrimonio di opere che sapeva unire alla monumentalità decorativa il pregio di una tecnica tanto preziosa quanto fragile”, ha spiegato Schmidt.
I tre arazzi esposti in mostra nella Sala Bianca sono stati selezionati in rappresentanza dei tre nuclei portanti della collezione fiorentina di arazzi appartenente alle Gallerie degli Uffizi.
L’esposizione si apre con la Caccia al cinghiale con l’archibugio, uno degli splendidi arazzi appartenente alla serie delle Cacce realizzata per la Villa di Poggio a Caiano. Il duca Cosimo I de’ Medici aveva destinato l’imponente serie delle Cacce a venti stanze della superba villa, fatta costruire da Lorenzo il Magnifico su progetto di Giuliano da Sangallo. Fu tessuta dal 1566 al 1577 dagli arazzieri fiorentini Giovanni Sconditi e Benedetto Squilli su cartoni del pittore di BrugesGiovanni Stradano. La serie fu celebre già nel Cinquecento, grazie alle stampe incise dal 1570, tratte dai disegni dello stesso Stradano, che ebbero successo in tutta Europa.
La Caccia al cinghiale con l’archibugio raffigura l’uso del fucile a miccia o archibugio, che ebbe diffusione nel XVI secolo.
Il secondo arazzo di manifattura fiamminga raffigura Adamo ed Eva rimproverati da Dio dopo il peccato e appartiene alla serie delle Storie della Creazione, composta da sette esemplari.
Il duca Cosimo I de’ Medici e sua moglie Eleonora di Toledo li acquistarono il 13 giugno 1551 dai Van der Walle, noti mercanti di Anversa. Gli autori della tessitura, Jan van Tieghem, suo cognato Frans Ghietels e il mercante-arazziere Jan de Kempeneer, le cui marche sono ancora presenti sulla serie, erano tra i più celebri del tempo a Bruxelles.Pieter Coecke van Aelst, che ideò i disegni trasferiti in cartoni dalla sua bottega, appartenne alla generazione di pittori fiamminghi influenzati dal Rinascimento italiano. Nei personaggi in primo piano, che si stagliano su un ampio paesaggio, sembra riprendere l’impianto creato nelle volte delle Logge Vaticane, affrescate da Raffaello e suoi collaboratori nel 1519.
In questo arazzo vengono rappresentati, secondo la tradizione fiamminga, due episodi in sequenza immersi in una fitta vegetazione: il momento del peccato sul proscenio e quello successivo, con la vergogna della propria nudità, sullo sfondo. Il terzo arazzo, raffigurante L’Acqua fa parte della prima edizione dei Quattro Elementi, con cui si inaugurò l’attività della Manifattura reale dei Gobelins, creata nel 1662 da Jean-Baptiste Colbert, che ne aveva affidato la direzione artistica a Charles Le Brun. La serie, già in lavorazione dal 1664, fu donata nell’agosto 1669 da Luigi XIV al futuro granduca di Toscana Cosimo III, in visita a Parigi.
La mostra è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei.