FIRENZE – Sono state demolite questa mattina le strutture fatiscenti dell’ex Teatro dell’Oriuolo, realizzati in maniera confusa negli anni 50 di fronte alla Biblioteca delle Oblate. Si tratta di baracche che occupavano circa 300 metri quadrati. Al loro posto verrà realizzato, nella piazza giardino, uno spazio multifunzionale con vocazione espositiva e una grande ruota cinematografica; mentre nei locali della “ex scena” nascerà il “digital teatrum”: un luogo fisico attrezzato con strumentazioni digitali per consentire a cittadini e visitatori di sperimentare direttamente le arti digitali.
Chiuso da quasi 30 anni e in stato di abbandono, il Teatro dell’Oriuolo ha rappresentato nel dopoguerra fiorentino, una realtà molto attiva. Ospitato dal 1951 al 1993 al piano terra del Palazzo Bastogi e in particolare nel cortile, si è rivelato impossibile da mettere a norma e conservare a causa della fatiscenza delle strutture originali.
L’intervento di demolizione ha interessato 2200 metri cubi (circa 300 mq) e ha previsto un impegno di circa 150mila euro, ai quali si aggiungono i 450mila euro destinati al recupero per un importo complessivo di lavori di 600mila euro già finanziati dal Comune.
“Una grande opera culturale per la ripartenza post pandemia – ha detto il sindaco Dario Nardella -, ma anche un intervento di alleggerimento volumetrico nel cuore dell’area Unesco che libera una nuova grande piazza verde per la fruizione culturale. Un intervento innovativo in Italia, sul modello dei musei digitali d’oltreoceano, che avrà la caratteristica unica di essere integrato con la biblioteca delle Oblate e di essere a due passi dal Duomo”.
“Non una semplice riqualificazione – ha spiegato l’assessore ai Lavori pubblici Titta Meucci – ma un intervento di rarefazione edilizia che libera spazio dando vita a una nuova area verde nel pieno centro della città con un’operazione a volumi `meno di zero’. Una moderna rigenerazione urbana che realizza un recupero edilizio di una struttura fatiscente e di scarsa qualità realizzata dal Comune riportando alla luce l’originario giardino del quale ancora oggi si intravedono i merli di cinta. Le strutture recuperate saranno dedicate a teatro delle arti visive, mantenendo una funzione culturale che va ad assumere carattere contemporaneo e a completare anche l’offerta delle Oblate”.