FIRENZE – Viene presentato mercoledì 28 novembre, all’Antica Canonica di San Giovanni, il volume dedicato al restauro, effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure, dell’Altare d’argento del Battistero di San Giovanni.
Il libro, dal titolo “L’Altare di San Giovanni del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Il restauro (2006-2012)”, edito da Mandragora, sarà presentato da Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo, Marco Ciatti, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, Dora Liscia Bemporad, storica dell’arte dell’Università degli Studi di Firenze e Clarice Innocenti, restauratrice dell’Opificio delle Pietre Dure.
Del peso di 200 chili di argento per 310x150x88 cm di dimensione, decorato con 1.050 placchette smaltate, l’Altare è riconosciuto come uno dei massimi capolavori dell’arte e dell’oreficeria fiorentine.
Verdon lo ha definito “Una sintesi delle principali tendenze dell’oreficeria e della scultura fiorentine dall’età gotica al pieno Rinascimento”. Commissionato nel 1366 dall’Arte di Calimala come dossale per l’altare maggiore del Battistero di Firenze, occorsero cento anni per portarlo a termine.
Per la sua realizzazione furono coinvolti i maggiori maestri orafi e scultori toscani di più generazioni, da Leonardo di ser Giovanni e Betto di Geri a Cristofano di Paolo, Tommaso Ghiberti e Matteo di Giovanni, Bernardo Cennini, Antonio di Salvi, Michelozzo, Antonio del Pollaiolo e Andrea del Verrocchio.
Il restauro di questo capolavoro è stato coordinato e diretto da Clarice Innocenti ed eseguito da un’equipe di restauratori composta di ex allievi dell’Opificio, con la partecipazione del settore Scultura Lignea e del Laboratorio scientifico. L’Altare è stato smontato in oltre 1500 pezzi che sono stati sottoposti a un minuzioso intervento di pulitura, consolidamento e integrazione delle componenti meccaniche e di collegamento mancanti. Al rimontaggio delle singole porzioni è seguito quello finale dell’opera, terminato nel 2012.