FIRENZE – Il progetto di spostamento della sede del Laboratorio Restauri è stato avviato anni fa ed è stato condotto dalla ex-Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino. Il Laboratorio ha quindi lasciato gli ambienti presso la Vecchia Posta, nel complesso vasariano degli Uffizi, dove svolgeva da oltre trent’anni la propria attività a favore di tutti i musei e del territorio di giurisdizione della Soprintendenza, per consegnarli a disposizione delle esigenze progettuali dei Nuovi Uffizi. Il bisogno dello spostamento era ormai avvertito da lungo tempo per evidenti necessità di miglioramento, di adeguamento funzionale della sede e, non ultimo, per evitare il rischio, se pur remoto, di nuove alluvioni come quella del 1966 che causò danni solo al piano terra degli Uffizi.
Il direttore degli Uffizi ha affermato: “Con il nuovo laboratorio le Gallerie degli Uffizi possono svolgere le funzioni di conservazione e tutela delle opere meglio che nel vecchio spazio al piano terra della struttura delle Reali Poste, dove è rimasto per circa un trentennio. Insieme agli specialisti dell’Opificio delle Pietre Dure, dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, e ai restauratori privati di Firenze, la squadra di restauratori statali degli Uffizi garantirà in questo campo il necessario livello di eccellenza”.
LABORATORI PIÙ MODERNI
I nuovi spazi per il Laboratorio di Restauro, furono individuati circa otto anni fa nell’antica palazzina situata all’interno del Giardino di Boboli, nell’area all’estremità sinistra del Giardino, denominata delle Cacce Superiori. La palazzina che oggi accoglie il nuovo Laboratorio Restauri fa parte di un complesso di edifici di varia origine, tra cui quelli legati all’antico monastero benedettino di Santa Felicita, inglobati nel XVIII nel Giardino. La presenza della palazzina in alcune stampe settecentesche potrebbe far pensare a un’origine relativamente recente dell’edificio, ma la Pianta del Buonsignori (Nova pulcherrimae civitatis Florentiae topographia accuratissime delineata) nella redazione del 1584 rivela la sagoma dell’edificio in questione accanto alla Grotta (così come la lunetta di Giusto Utens raffigurante Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli) e quindi conferma l’esistenza della Palazzina delle Cacce già nell’ultimo ventennio del XVI secolo.
Attualmente nei Laboratori di restauro sono operative quattro restauratrici statali di questo settore (Sabrina Biondi, Marina Ginanni Elena Prandi e Cristina Samarelli).
L’adeguamento della struttura alle esigenze di funzionalità e sicurezza di un laboratorio moderno, nel pieno rispetto delle caratteristiche dell’edificio ha richiesto un lungo e costante impegno di risorse umane e finanziarie messe a disposizione dalla ex Soprintendenza. Grazie a una serie di finanziamenti consecutivi, i locali sono stati dotati dei più moderni impianti sia di sicurezza sia di controllo delle condizioni microclimatiche per permettere gli interventi sulle opere in restauro; altri interventi hanno poi previsto la realizzazione di un grande spazio per il restauro pittorico, di una piccola falegnameria, di un ambiente per interventi su materiali lapidei e di un soppalco per la parte amministrativa; inoltre il nuovo laboratorio ha previsto un pavimento idoneo, dei nuovi bagni e un paranco esterno per issare al primo piano della Palazzina le opere più pesanti.
La realizzazione del progetto, sotto la responsabilità e la direzione tecnica di Mauro Linari, coadiuvato da Giuseppe Melani e in seguito da Claudia Gerola, ha avuto inizio nel 2008 ed è sostanzialmente terminata; come lavoro accessorio, tra l’altro ha comportato anche la realizzazione di un nuovo deposito presso i locali adiacenti al garage in Piazza San Felice, per trasferire gli affreschi staccati che una volta erano custoditi negli spazi oggi presentati.
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