FIRENZE – Lo studioso statunitense Robert Schoen, tra i maggiori specialisti del Rinascimento italiano, che da 30 anni si dedica a ricerche sul Buonarroti, ha riconosciuto in un affresco della Pietà custodita nella chiesa di Santa Maria a Marcialla, un borgo di campagna nel comune di Barberino Val d’Elsa (Firenze), la mano giovanile di Michelangelo. ArteMagazine ne aveva parlato già in un precedente articolo.
Ora una serie di indagini tecniche effettuate sull’opera forniscono nuovi elementi per la possibile attribuzione del bozzetto al genio fiorentino. I raggi infrarossi hanno di fatto rivelato alcuni aspetti inediti e hanno inoltre individuato una serie di incisioni sotto il dipinto.
Emanuela Massa di Art Test Firenze, la società incaricata dello studio hi tech, ha spiegato: “Le molte incisioni che si vedono con gli strumenti sotto la pittura sono i riporti dal cartone preparatorio dell’opera; si vedono dove la pittura ricalca il cartone”. Inoltre, ha aggiunto, “abbiamo notato tanti pentimenti, con spostamenti di dipinto verso il basso, come nella figura del Cristo, dove una gamba e un braccio sono stati ridipinti più in basso rispetto alla prima intenzione. Infine, l’opera non è tutta realizzata come affresco, ci sono parti dipinte a secco”.
Rispetto a questi nuovi elementi Robert Schoen ha commentato: “l’indagine scientifica conferma la mia ipotesi: si tratta di un’opera realizzata a più mani, ispirata al disegno di Michelangelo, sulla quale hanno lavorato prima Sebastiano Mainardi, genero di Domenico Ghirlandaio, e dopo circa sessant’anni Tommaso Stefano Di Lunetti (Firenze 1490-1564).”. “Senza dubbio c’è la mano di Michelangelo in questo affresco – ha aggiunto Schoen – un tesoro che racconta la storia del territorio e il grande valore del patrimonio culturale italiano, la Pietà marciallina esprime l’anima del genio toscano nella bellezza, nell’armonia e nell’impianto compositivo ricalcato da più artisti in fasi e anni successivi”.
Secondo lo storico dell’arte insomma, la creazione del cartone sarebbe opera del giovane Michelangelo che tra il 1492 e il 1495 alloggiava nel convento dei frati agostiniani, dove ora è situata la chiesa di Marcialla. “Nel ladrone cattivo situato a destra ravviso un autoritratto di Michelangelo, un riflesso dell’artista invecchiato” – ha detto ancora Schoen.
Le immagini attualmente acquisite dovranno comunque essere analizzate e servirà ai ricercatori almeno un mese di tempo per redigere la relazione che poi sarà messa a disposizione degli storici dell‘arte.