ROMA – Fino al 23 febbraio 2025, il Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese ospita Fracturae, una mostra dedicata all’opera di Sandro Visca, artista abruzzese che ha indagato per decenni la relazione tra materia e forma attraverso un linguaggio inedito e personalissimo. L’esposizione, curata da Generoso Bruno, nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Pescarabruzzo e Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, e consente di esplorare la ricca complessità della ricerca artistica di Visca, tra tensioni e armonie visive che segnano il suo intero percorso creativo.
Sessant’anni di attività in mostra
La mostra si sviluppa attraverso un allestimento che riflette l’indagine di Visca sul rapporto tra frammento e oggetto, materia e rappresentazione. L’esposizione comprende tele, sculture e installazioni che testimoniano la volontà dell’artista di preservare la vitalità insita nei materiali, trasformandoli in simboli di una condizione umana precaria e sfuggente.
Tra le opere principali si segnalano: la grande tela Fracture (2018-2021), l’installazione parietale AmoreAmore (2024) e la scultura Stercus Diaboli (2018) che, con i suoi supporti in ferro e ceramica al terzo fuoco, indaga il rapporto tra bellezza e decadenza. Spiccano anche lavori come Esplodenti (2024) e poi ancora opere su carta che rivelano la stratificazione e la complessità operativa di Visca, documentando sessant’anni di attività.
La fragilità come chiave interpretativa
Nell’opera di Sandro Visca, come sottolinea Generoso Bruno, la materia diventa il mezzo attraverso cui si esplora la fragilità dell’esistenza. Bruno scrive:
«Al pari della coscienza umana, nell’opera di Sandro Visca l’oggetto raggiunge, seppur in vitalissimo frantume, la sua affermazione. Ridotto a scoria, appare caduco e corruttibile, messo in evidenza da una misteriosa quanto misericordiosa azione di recupero e di catalogazione mossa dalla mano dell’artista. La rappresentazione, sempre deformante e ubicata in uno spazio indefinito, si oppone a una pacificata visione d’insieme, spingendo lo spettatore a indagare la grana e la consistenza della materia.»
Bruno evidenzia, inoltre, come la poetica di Visca sia radicata nella tensione tra preservazione e dissoluzione, dove il frammento diventa un punto di partenza per rifondare l’immaginario collettivo. Attraverso l’uso di materiali eterogenei – dall’escremento, come metafora critica, al cucito, come medium di trasformazione – Visca costruisce un linguaggio artistico capace di alternare sarcasmo e pathos.
Le sue pupazze, gli arazzi e le architetture precarie esplorano il fragile equilibrio tra corporeità e spiritualità, mentre opere recenti, come Fracture, raccontano il senso di un tragico crollo interiore, pur lasciando intravedere un ultimo spiraglio di speranza. In questa dialettica tra rovina e rinascita, Visca offre una visione tanto personale quanto universale, che sfida lo spettatore a confrontarsi con i limiti e le possibilità dell’umano.
Il contesto della mostra
Il Museo Carlo Bilotti, con la sua struttura articolata, rappresenta uno spazio ideale per valorizzare la ricca produzione di Sandro Visca. Al piano terra, le ampie sale sono dedicate alle opere più recenti, mentre al primo piano, nelle sale più raccolte, trovano spazio lavori pittorici e scultorei che evidenziano la versatilità dell’artista.
Questo allestimento permette di ripercorrere il viaggio creativo di Visca, dalle prime sperimentazioni sulla materia fino alle composizioni più concettuali, restituendo una visione completa della sua evoluzione artistica.