ROMA – Il Getty Museum di Malibù sembrerebbe disposto a discutere con l’Italia in merito a quattro opere d’arte di cui il Ministero Italiano, la scorsa settimana, ha chiesto di accertare la provenienza.
Si tratta di una tela del pittore ottocentesco Camillo Miola, dal titolo “L’oracolo di Delfi”, di due leoni in marmo d’epoca romana e di un antico pavimento a mosaico romano decorato con la testa di Medusa, che il museo californiano ha acquistato negli anni Cinquanta e Settanta.
A scriverlo il New York Times in un articolo datato 24 maggio, nel quale Lisa Lapin, vicepresidente del museo di Malibù per le comunicazioni, afferma “Stiamo conducendo ricerche a fondo su queste opere e discuteremo in buona fede con il ministero della Cultura quanto trovato. E come in passato, se gli oggetti risulteranno rubati o scavati clandestinamente, li restituiremo”.
Secondo quanto affermato dal Ministero, la tela di Miola sarebbe stata rubata dall’Istituto San Lorenzo di Aversa tra il 1943 e il 1946, i leoni di marmo dal Palazzo Spaventa di Preturo (Aquila), mentre il mosaico con Medusa sarebbe proveniente dal Museo Nazionale Romano.
“Vogliamo preservare le relazioni con il Getty e contiamo di risolvere la nuova disputa con gli strumenti della diplomazia culturale evitando le vie legali”, ha spiegato il portavoce del ministero Giorgio Giorgi.
Oltre alle quattro opere rimane poi c’è sempre in ballo la questione dell’Atleta di Fano, che una sentenza della Corte di Cassazione dello scorso dicembre, conferma essere di proprietà italiana, ma che il Getty invece non ha alcuna intenzione di restituire, secondo quanto ribadito dalla stessa Lapin che si dice pronta a far ricorso, se necessario, alla Corte Europea per i Diritti Umani.
Il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, commentando l’articolo del New York Times, scrive su Facebook: “Sono felice che il Getty Museum abbia deciso di svolgere degli approfondimenti su quattro opere, attualmente esposte al museo di Malibú, che a noi risultano trafugate ed illegalmente esportate dall’Italia”. “Al netto della sentenza della Corte di Cassazione – continua Bonisoli – spero che la diplomazia culturale, che sto portando avanti anche attraverso l’ottimo lavoro del comitato istituzionale per il recupero e la restituzione dei Beni culturali, che ho voluto fosse riconvocato e allargato anche a membri del ministero della Giustizia e degli Esteri, ci aiuti a far tornare in Italia l’atleta di Lisippo”.