BRUXELLES – “L’Italia si vuole candidare ad essere un Paese leader nel campo dell’innovazione digitale applicata all’eterogeneo e ampio mondo della cultura”. Così il sottosegretario ai beni culturali con delega alla digitalizzazione del patrimonio culturale, Gianluca Vacca, intervenendo a Bruxelles alla terza edizione della Giornata digitale, che si è chiusa con la sottoscrizione di una dichiarazione di cooperazione sulla digitalizzazione del patrimonio culturale.
La dichiarazione è stata firmata dai seguenti paesi dell’Ue: Belgio, Repubblica ceca, Estonia, Irlanda, Spagna, Francia, Italia (rappresentata dal sottosegretario Gianluca Vacca), Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Norvegia, Ungheria.
Questi paesi collaboreranno strettamente per utilizzare meglio le tecnologie digitali per affrontare i rischi che il ricco patrimonio culturale europeo si trova ad affrontare, aumentandone l’uso e la visibilità, migliorando l’impegno dei cittadini e sostenendo le ricadute in altri settori come il turismo.
Vacca ha evidenziato che quello della digitalizzazione è “un campo sempre più strategico” che offre “straordinarie opportunità in termini di maggiore valorizzazione, migliore conservazione, più ampia fruizione e più efficace tutela del patrimonio culturale”.
“La rivoluzione digitale – ha aggiunto – sta determinando profondi e veloci cambiamenti, con un impatto notevole anche nel settore dei beni culturali. Strumenti tecnologici sempre più avanzati offrono oggi straordinarie opportunità sia sul piano della produzione e della distribuzione di contenuti innovativi che su quello della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale”.
“Investire in innovazione digitale non è solo giusto, è necessario. E’ fondamentale però – ha sottolineato Vacca – che in ambito europeo ci sia cooperazione tra gli Stati membri. Una cooperazione strategica, basata sulla condivisione delle esperienze virtuose, sullo scambio di informazioni, sull’individuazione di opportune forme di partnership, sullo stanziamento di risorse finanziarie comunitarie. Un punto è però cruciale: bisogna tener presente le delicate questioni legate al riutilizzo del patrimonio culturale digitalizzato, alla generazione di prodotti e servizi di natura anche diversa da quella culturale, per esempio industriale o commerciale. Come Mibac – ha infine concluso il sottosegretario – siamo favorevoli alle iniziative contemplate nella dichiarazione, convinti che il futuro del patrimonio culturale digitale sia sempre più open, fondato sulla condivisione e sulla libera accessibilità. Ma bisogna necessariamente contemperare questo futuro con i principi sanciti nelle legislazioni nazionali in materia di beni culturali”.