Devo soprattutto alle mie amiche Cristina Terzaghi e Giovanna Capitelli se mi sono soffermata più di quanto avevo fatto fino ad allora a guardare con attenzione la riproduzione della Giuditta e Oloferne ritrovata a Tolosa e attribuita da Eric Turquin a Caravaggio e a parlarne con loro ed altri colleghi anche per il dibattito e le polemiche suscitate, mentre eravamo a Cosenza in un convegno in ricordo di Gigi Spezzaferro, un grande, innovativo studioso di Caravaggio.
Come è noto, Caravaggio dipinse la meravigliosa Giuditta Coppi ( Roma,Museo di Palazzo Barberini) e, secondo le fonti, un altro dipinto dello stesso soggetto finora non ritrovato. Secondo Turquin e Nicola Spinosa quest’ultimo sarebbe da identificare con il dipinto ritrovato in Francia. Col rischio di essere imprecisa ( ma tutti hanno seguito la vicenda) ricordo brevemente che dopo la attribuzione a Caravaggio sono state avanzate altre ipotesi e cioè che non sia opera sua ma di un altro artista, forse il fiammingo Finson al quale è attribuita una versione dello stesso dipinto considerato copia dalla seconda Giuditta e Oloferne di Caravaggio (Napoli, palazzo Zevallos).
A mio parere il dipinto, che ho visto solo in fotografia, è certamente di alta qualità ma non è né di Caravaggio né di Finson. La stesura pittorica, il modo di chiaroscurare, il disegno insistito, la fisionomia di Giuditta dalle guance piene e morbide, la marcatura dei lineamenti della vecchia ancella, la minuziosa descrizione degli abiti, il modo di modellare i panneggi sembrano quelli tipici di Giovan Francesco Guerrieri un pittore ben noto agli studi anche caravaggeschi.
Originario di Fossombrone nelle Marche (1589-1657), Guerrieri lavorò in patria e a Roma dove soggiornò a partire dal 1606 circa e, con alcune interruzioni, probabilmente fino al 1618. Il probabile rapporto con Guidubaldo del Monte, fratello del celebre cardinale protettore di Caravaggio, e il rapporto con Vittorio Merolli archiatra di Paolo V Borghese e originario di Sassoferrato, per il quale dipinse nel 1614 due tele per la sua cappella in S. Maria del Ponte a Sassoferrato, patria di Merolli, dovettero favorire la sua attività a Roma. Dal 1615 al 1617 Guerrieri era al servizio di Marcantonio Borghese nel cui palazzo in Campomarzio dipinse i fregi di tre stanze con soggetti allegorici e alcune tele come sovrapporte. Due di queste sarebbero l’Ercole e Onfale della Galleria Borghese un Ratto di Europa in collezione privata. Queste opere di Guerrieri possono a mio parere avvicinarsi, insieme ad altre, alla Giuditta e Oloferne di Tolosa.
Guerrieri è un pittore di talento ma mutevole come dimostra il notevole catalogo delle sue opere raccolto da Andrea Emiliani ed altri studiosi. Nei suoi dipinti, pur sicuramente di sua mano molto diversi fra loro, gli studiosi hanno visto i riflessi non solo delle opere di Caravaggio, del quale avrebbe dipinto delle copie (ad es. dalla Deposizione della Pinacoteca Vaticana) ma anche di pittori caravaggeschi, di Orazio Gentileschi, Antiveduto Gramatica e per altro verso di Angelo Caroselli, e pure di pittori “naturalistici” fiorentini come Cigoli.
La mia ipotesi che Guerrieri sia l’autore della Giuditta e Oloferne amplia il già complesso argomento delle copie e derivazioni da Caravaggio. Guerrieri e Finson avrebbero dipinto indipendentemente, con una stesura pittorica completamente diversa ma con minime varianti (ad esempio nella testa di Giuditta)una copia da un originale di Caravaggio. Il rapporto di Guerrieri con Del Monte e i Borghese potrebbe essere una pista per la collocazione originale del dipinto di Tolosa.
Questo intervento ha tutti i limiti dei tempi brevi ma mi riservo, dopo aver visto dal vero il dipinto, di ritornare sull’argomento con tempi più lunghi di riflessione, con una più dettagliata contestualizzazione anche cronologica e più precisi confronti fra i dipinti in questione.
GIOVANNA SAPORI
Professore ordinario di Storia dell’arte moderna
Università degli studi Roma Tre
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