MILANO – Lo Spazio PAePA di Giuliano e Nunzia Papalini accoglie una personale dedicata a Giuseppe Uncini, maestro della scultura del Novecento. Intitolata Solo quello che vedi – Opere autosignificanti e realizzata in collaborazione con l’Archivio Uncini, la mostra ripercorre le tappe fondamentali della carriera dell’artista, attraverso una selezione di lavori che raccontano la sua innovativa ricerca sul rapporto tra materia, forma e spazio.
La scultura come forma autosignificante
Fin dai suoi esordi, Giuseppe Uncini ha mostrato un interesse profondo per materiali capaci di evocare una forza intrinseca, scegliendo elementi come tufo, sabbia e cenere. Tuttavia, è a partire dalla fine degli anni Cinquanta che la sua poetica assume una dimensione dirompente: l’artista introduce cemento, ferro e rete metallica nella sua pratica, dando vita a opere che non rappresentano altro se non la loro stessa esistenza. Questi lavori non cercano di imitare la realtà né di veicolare messaggi simbolici, ma si affermano nello spazio con una presenza autonoma e inequivocabile.
Come lo stesso Uncini spiega:
«Era molto importante per me uscire, allontanarmi del tutto da un certo modo, perfino decorativo, di rappresentazione delle cose. […] Con il cemento armato riuscivo finalmente a costruire forme ‘autosignificanti’ che non avevano cioè altro contenuto se non la ragione stessa della scelta di quel materiale.»
Questa tensione verso l’essenziale emerge chiaramente nelle opere in mostra: dai Muri d’ombra alle Dimore, dalle Architetture agli Spaziocemento, ogni scultura diventa un’entità autonoma che invita lo spettatore a riflettere sul dialogo tra vuoti e pieni, luci e ombre, materia e struttura.
Un percorso artistico tra sperimentazione e rigore
Nato a Fabriano nel 1929, Giuseppe Uncini ha attraversato il panorama artistico italiano con una ricerca coerente e pionieristica. Dopo i primi lavori, riuniti nel ciclo Terre, la sua sperimentazione prende forma con i Cementarmati (1957), dove il cemento armato diventa il linguaggio privilegiato per esplorare il rapporto tra scultura e spazio.
Uncini è tra i fondatori del Gruppo Uno (1963), collettivo che promuove un’arte analitica e rigorosa, lontana dalle derive emotive e gestuali dell’epoca. La sua partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1966 con le Strutturespazio sancisce il riconoscimento del suo lavoro a livello internazionale. Negli anni successivi, i cicli come i Mattoni, le Ombre e le Dimore testimoniano una ricerca costante sulla tridimensionalità e sull’interazione tra opera e ambiente.
Negli ultimi decenni, Uncini prosegue il suo dialogo con la materia attraverso le Architetture e i Muri di cemento, consolidando il suo ruolo di protagonista nel panorama della scultura contemporanea. La sua influenza è riconosciuta anche a livello internazionale, come dimostrano mostre personali al PS1 di New York e al MART di Rovereto.
Un tributo al maestro
La mostra presso lo Spazio PAePA, visitabile dal 4 dicembre 2024 al 10 febbraio 2025, è un’occasione per riscoprire l’opera di Giuseppe Uncini e per riflettere sulla forza espressiva della scultura come linguaggio autonomo. Immerse in un dialogo continuo con lo spazio che le ospita, le sue opere rappresentano una sfida alla percezione tradizionale dell’arte, invitando lo spettatore a interrogarsi sulla relazione tra materia e significato.
Solo quello che vedi – Opere autosignificanti è, dunque, un viaggio nell’essenza stessa della scultura, una testimonianza della capacità dell’arte di esistere per ciò che è, senza compromessi o ornamenti superflui.
Vademecum
Spazio PAePA
Via Alberto Mario 26/b Milano | T. + 39 348 2314811
Orari apertura: lun. – ven. 10.00 / 12.30 – 15.30 / 19.00 – sabato su appuntamento
Ingresso libero.