MILANO – L’ultimo bersaglio degli attivisti di Ultima Generazione è stata “L.o.v.e”, la scultura di Maurizio Cattelan, che raffigura un dito medio alzato di fronte al palazzo della Borsa di Milano, imbrattata domenica 15 gennaio con vernice gialla. L’azione di “disobbedienza civile nonviolenta” – come è stata definita dagli attivisti, è l’ennesimo atto per attirare l’attenzione sul disastro climatico, che stavolta ha visto protagonisti un ragazzo e una ragazza di 23 anni e un uomo di 39.
Gli attivisti hanno imbrattato il basamento dell’opera con vernice lavabile ed esposto uno striscione con la scritta “Stop sussidi al fossile”. Hanno poi spiegato: “Lo facciamo per mandare un messaggio chiaro: questo è un luogo simbolo dell’indifferenza rispetto al collasso climatico ed ecologico, qui si muovono molti soldi che vanno alle industrie del fossile”. “Quando capisci che la tua auto sta andando a schiantarsi e chi è alla guida non se ne sta preoccupando, a un certo punto ti attivi – ha sottolineato uno degli attivisti – Arriva il momento in cui ognuno a bordo deve assumersi la responsabilità del futuro di tutti e noi stiamo vivendo questo punto di rottura”.
I tre, portati via di peso senza che abbiano opposto resistenza, sono stati denunciati. L’ipotesi giudiziaria, nei loro confronti, è di “imbrattamento di beni culturali in concorso”.
Il Dito di Cattelan, la scultura/provocazione
La celebre scultura, nota come “Il Dito” di Maurizio Cattelan, è già essa stessa una provocazione. Alta 11 metri (il dito alzato), realizzata in puro di Carrara, raffigura, infatti, una mano intenta nel saluto romano, ma con le dita mozzate, con il solo medio rimasto in piedi.
Il luogo dove è collocata non è affatto casuale: si trova davanti a Palazzo Mezzanotte, costruito dall’omonimo architetto tra il 1927 e il 1932, ed è il luogo del potere economico per eccellenza, ovvero la Borsa. Sin dal suo posizionamaento, nel 2012, il “Dito”, provocatoriamente intitolato “Love” (Libertà, Odio, Vendetta, Eternità), è stato oggetto di numerose polemiche. Fu l’archistar Stefano Boeri, all’epoca assessore alla cultura, a decidere di lasciare la scultura al suo posto.
Le reazioni della politica
L’azione degli attivisti, pur sommandosi a una provocazione già esistente, ha scatenato numerose reazioni avverse, in particolare da parte del mondo della politica.
“Anche stamattina – Ha detto Matteo Salvini – questi pseudo-ambientalisti hanno vandalizzato l’ennesima opera d’arte a Milano: questi non sono degli ambientalisti, sono vandali che meritano di andare in galera”, ha detto. “Avete rotto le scatole – ha aggiunto – cosa c’entra la difesa dell’ambiente con il fermare il traffico e con l’imbrattamento delle opere d’arte? Prima paghi di tasca tua i danni, e poi stai qualche giorno al fresco a pensare a quello che hai fatto”.
“Non galera ma terapia sociale contro il narcisismo ipertrofico agli autori dell’ennesima pagliacciata pseudo ambientalista sempre da parte degli stessi soggetti denominatisi ‘Ultima Generazione’, gli stessi peraltro che qualche mese fa volevano occupare per protesta la sede milanese di Fratelli d’Italia. – Questo il commento di Stefano Maullu, deputato e coordinatore milanese di Fratelli d’Italia , che ha aggiunto – Costoro non sapendo più come richiamare l’attenzione su se stessi, più che su un tema serio come il cambiamento climatico, questa mattina hanno pensato bene di imbrattare la scultura ‘Love’ di Maurizio Cattelan in piazza Affari a Milano. Non serve la galera, come viene invocato da più parti, come pena anacronistica. Soggetti di questo genere rappresentano un classico caso di narcisismo ipertrofico che deve essere analizzato con attenzione per poter offrire la migliore ‘terapia’ fatta di volontariato sociale, aiuto agli anziani e ai bisognosi, contribuzione delle spese di cui la collettività si fa carico per ripristinare un bene comune”.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, commentando il fatto in un’intervista a “Zona Bianca” su Mediaset, ha detto: “Abbiamo un tavolo aperto con il ministro Nordio per una riflessione sulla necessità di interventi normativi che, sia con strumenti penali che di sicurezza, possano tenere conto di queste situazioni che ultimamente si sono affacciate nella nostra realtà. Sarà quello il luogo dove faremo le giuste considerazioni”.
Dal canto suo Maurizio Cattelan, parlando al quodiano La Repubblica ha commento: “Il giallo è un colore che ho sempre amato”.