ROMA – Sono in fase di restauro presso l’Istituto superiore della conservazione e del restauro di Roma i due altorilievi funerari provenienti dal sito archeologico di Palmira. Le due opere del II-III secolo dopo Cristo, che raffigurano due busti di un uomo e una donna, sfregiati dalla furia dell’Isis, sono stati affidati alle cure dei tecnici e restauratori dell’Istituto e, per la fine di questo mese, potranno essere restituiti al loro luogo di origine. Particolarmente sfregiato è soprattutto il busto maschile, per il quale i restauratori stanno preparando una sofisticatissima stampa 3D, mentre il busto femminile ha già recuperato la sua aristocratica bellezza.
Le due opere, nello scorso mese di ottobre, sono state anche protagoniste della mostra al Colosseo “Rinascere dalle distruzioni, Ebla, Nimrub, Palmira”, organizzata dall’Associazione Incontro di Civiltà.
Oggi il presidente dell’Associazione, Francesco Rutelli e il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini si sono recati in visita presso i laboratori del San Michele, dove si stanno svolgendo i lavori di restauro dei busti.
Gisella Capponi, a capo dell’Istituto, nel corso della presentazione dei lavori, ha spiegato: “Quando i due busti sono arrivati qui è stato costituito un gruppo di lavoro formato da una geologa per lo studio del materiale, un chimico per verificare le superfici, i restauratori e un team dedicato all’elaborazione di un’immagine in 3d, soprattutto per quanto riguarda la figura maschile, con lo scopo di ipotizzare la reintegrazione della parte mancante. Siamo molto orgogliosi di avere queste due opere da noi e speriamo che questo sia un primo passo per poter andare a Palmira”.
Durante la visita Franceschini ha sottolineato: “Qui si incrociano molte cose importanti e positive per il nostro Paese. La grande qualità riconosciuta a livello internazionale sul restauro e sulla conservazione della documentazione, che sono una prova di affidabilità in tutto il mondo. E poi, la grande credibilità che il nostro Paese ha conquistato nei decenni, rispetto ad altri Paesi, nella serietà dei rapporti internazionali che consente di affidare delle opere all’Italia”. “Durante il viaggio che ho fatto in Iran – ha ricordato il ministro – mi sono accorto di quanto sia importante questa credibilità dei nostri archeologi e delle nostre missioni all’estero. Ci hanno dato le opere in restauro sia perché si fidano della grande qualità dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, sia perché sanno che le opere le restituiremo alle autorità siriane, come è doveroso fare. È davvero un incrocio di eccellenze importanti del nostro Paese. Questo caso – ha detto infine il ministro riferendosi al restauro dei busti – è molto simbolico perché le opere vengono da Palmira, ma è una credibilità che è stata conquistata nel tempo in tutto il mondo e in tutte le missioni archeologiche, che sono tante”.
Francesco Rutelli, definendo questo restauro “una piccola operazione miracolosa”, ha anche annunciato che la mostra “Rinascere dalle distruzioni” proseguirà con altri capitoli in futuro.