ROMA – Rientra nel progetto “Ospiti della Spada” l’esposizione, presso la Galleria di Palazzo Spada, dell’opera “I Santi quattro Coronati”, presentata dal Direttore Adriana Capriotti.
Il quadro, collocato nella IV sala della Galleria, dedicata alle pitture caravaggesche, ha preso momentaneamente il posto dell’opera di Orazio Gentileschi “David con la testa di Golia”, concesso in prestito per la mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi, allestita nel Museo di Roma in Palazzo Braschi.
L’opera, che risale al 1620 circa, fu eseguita su commissione della Confraternita dei Marmorai e proveniva da quella che fu la Chiesa di Sant’Andrea in Vincis, andata distrutta.
Il dipinto raffigura i santi colti nell’attimo che precede il martirio, e presenta alcuni elementi iconografici che confermano si tratti dei quattro santi. Nell’opera, infatti, sono inseriti strumenti utilizzati per disegnare e scolpire, come la squadra posta ai piedi di una delle figure, mentre un’altra figura calpesta la testa di una statua classica, che simboleggia il culto pagano.
Delle quattro figure però, due sono quasi andate perdute a causa della degradazione dei colori, ma l’opera preserva comunque il suo impatto. Adriana Capriotti spiega “il dipinto ha avuto nella sua storia una vicenda conservativa molto forte, è stato ingrandito, dipinto e ridipinto”. Osservando l’opera, il Direttore continua “malgrado su quattro figure ne rimangano solo due, mi pare che il dipinto abbia mantenuto la sua patina. Questo è un quadro che ha fatto la sua storia nella Chiesa di Sant’Andrea in Vincis”, dove gli studiosi dicono sia stato sicuramente pala d’altare, “la difficoltà è capire cos’era prima” afferma Capriotti.
“I Santi Quattro Coronati” è a tutt’oggi al centro di un dibattito critico circa la sua paternità, che nel Settecento fu attribuita a Caravaggio, mentre alcuni studi recenti, hanno indicato come possibile esecutore la figura di Antonio Galli, detto lo Spadarino. Quest’ultimo è presente nella IV sala della Galleria con un’altra opera e ciò potrà consentire un diretto confronto.
Riferendosi al lungo e complesso studio sull’opera, Capriotti commenta “Non è del tutto campato in aria il fatto che nel ‘700 qualcuno abbia detto “è Caravaggio”, seppure in quel periodo il riferimento poteva non essere un complimento, indubbiamente l’opera esprimeva una grande forza” e continua “per tanto mi piaceva presentarlo qui, dove sarà fino a maggio, quando organizzeremo un confronto a più voci, per capire un po’ cosa ne pensiamo, anche vedendolo in questa disposizione”.
Il progetto “Ospiti della Spada” offre dunque la possibilità a pubblico e critica, di vivere le opere “ospiti” in un contesto, diverso da quello usuale, che può dar vita a nuove intuizioni, come auspica lo stesso Direttore Capriotti, che afferma “la galleria, forse, può trarre da queste presenze anche uno stimolo per rivedere tutto quanto, e questa è un po’ la nostra speranza”.
Nel caso particolare dell’opera esposta, l’ambito di attenzione e studio investe anche altri aspetti oltre quello prettamente pittorico. Nella fattispecie, appare molto interessante il collegamento alla confraternita dei marmorai, interesse espresso dallo stesso Direttore, che spiega di voler approfondire questo discorso affermando “sarebbe bello aprire un segmento più ampio proprio sulla confraternita dei marmorai, dove c’erano scultori molto importanti, oltre a tutta la manovalanza. Erano strutture enormi, di tanti livelli. Dobbiamo pensare che a quei tempi, il discorso confraternale religioso, politico ed economico era un tutt’uno”.
Il lavoro della Galleria, quindi, attraverso questo tipo di progetti, mette in luce sempre di più, il rapporto che le opere hanno con il proprio tempo e quanto esse siano importanti per comprendere il mondo da cui derivano e come esso sia man mano trasformato nel nostro.
Il dipinto de “I Santi Quattro Coronati” appare dunque in tutto il suo essere testimonianza e testimone di un universo da indagare e da comprendere, che sarà appunto ospite della “Spada” fino all’8 maggio 2017.