MILANO – Un treno che unisce Firenze e Shenzhen, ma su rotaie metaforiche, attraversando epoche, materiali e visioni. È questa l’immagine che accoglie i visitatori de Il Gusto dei Medici e il Dialogo sulla Tecnologia – Rendere Straordinario l’Ordinario, mostra-evento concepita come una “conversation exhibition”, che abita gli spazi del Complesso di San Vittore e Dei Quaranta Martiri nell’ambito della Shenzhen/Milan Cultural Design Week.
Promossa dalla Hui Foundation in collaborazione con la Shenzhen Industrial Design Professional Association e il Distretto di Longhua, la mostra – curata da Giacomo Santucci e prodotta da YNT Museum – non solo propone un confronto tra civiltà, ma suggerisce una complicità creativa che attraversa secoli e latitudini, in cui la tecnologia cinese contemporanea incontra la raffinatezza del pensiero rinascimentale.
Una stazione chiamata Presente
Il percorso espositivo si articola lungo due treni simbolici: Prometeo3011 e ZhuRong1956. Il primo richiama la mitologia classica e lo sguardo prometeico della scienza occidentale; il secondo il nome del rover cinese sbarcato su Marte nel 2021. Si fermano entrambi in una sola stazione: il Presente, inteso come spazio di possibilità e di scambio, dove si confrontano visioni artistiche, artigianato, intelligenza artificiale e memoria culturale.
Le otto sezioni della mostra indagano il concetto di techne, come legame profondo tra mano, intelletto e spirito, restituendo al fare artistico una dimensione conoscitiva e politica. Dipinti del Seicento e Settecento fiorentino (da Salvator Rosa ad Alessandro Magnasco) dialogano con gli abiti rituali del popolo Miao, con sculture in metallo lavorato e con robot umanoidi come Kuavo, progettato a Shenzhen. Non si tratta, dunque, di una semplice esposizione di oggetti, ma di una drammaturgia estetica che mette in discussione le nozioni stesse di tempo, materia e identità.
Smith Chow: metalli leggeri come tessuti
Tra le presenze più incisive del progetto emerge il lavoro di Smith Chow, artista e designer capace di fondere archeologia culturale e linguaggio contemporaneo. La sua opera Denim, una scultura in ferro e ottone dalle sembianze antropomorfe, evoca il jeans come simbolo globale di resilienza quotidiana. La postura plastica della figura suggerisce una forma di resistenza silenziosa: l’idea che, anche nella logora fatica del vivere, possa risiedere una dignità ostinata.
In Abito di garza sottile come ali di cicala, Chow trasforma la rigidità del metallo in trasparenza vibrante. La scultura, ispirata a una veste Han del II secolo a.C., è realizzata con rete metallica e rame, materiali poveri che diventano strumenti di eleganza effimera. È un abito impossibile da indossare, ma capace di attraversare il tempo, unendo i gesti antichi della tessitura alle tecniche industriali di oggi. Nel 2012, quest’opera è stata insignita, in occasione dell’esposizione 100% Design di Londra, del premio come il miglior prodotto originale nel Padiglione di Shenzhen.

L’opera Metamorfosi riprende invece la forma di un tronco, scolpito in ottone. La materia si trasfigura, restituendo alla natura un’aura totemica: la corteccia diventa ornamento, la decomposizione memoria solida. Chow sembra suggerire che anche il decadere può generare forme nuove, che ciò che è destinato a scomparire può, attraverso l’arte, acquisire permanenza.
Tra le opere di Smith Chow spiccano anche lo Sgabello della Collezione “Farfalla”, una seduta scultorea in ottone e tessuto che coniuga equilibrio strutturale e delicatezza formale, e Morbidezza, raffinata composizione in ottone che trasforma la durezza del metallo in un’idea di tensione sospesa, dove la materia sembra farsi gesto, curva, respiro.
La mostra include inoltre la Guizhou Ethnic Motif Lounge, un ricamo tridimensionale nato dalla collaborazione tra Huizhou Zhao e Guizhou Textile, che rilegge la tradizione tessile cinese attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea.
Il Gusto dei Medici e il Dialogo sulla Tecnologia propone una riflessione su come l’arte – intesa nella sua accezione più ampia – possa essere uno strumento di evoluzione etica e collettiva. In un mondo iperconnesso e iperaccelerato, la mostra invita a rallentare, osservare, e ricostruire il filo tra ciò che sappiamo e ciò che siamo capaci di immaginare.
L’esposizione sarà aperta al pubblico dal 10 al 21 aprile 2025 | orari: Mar-Dom 11.00-19.00
Complesso di San Vittore e Dei Quaranta Martiri, Milano