MILANO – Tra gli artisti contemporanei emergenti della Brera Design Week, evento in città fino al 13 aprile, incontriamo Emanuele Federico La Loggia. La sua retrospettiva, dal titolo Works 2005–2025, 20 anni di sperimentazioni visive, ripercorre gli snodi fondamentali della sua evoluzione artistica con un tema centrale: l’intersezione tra informatica e arte, tra creatività e programmazione. Il suo messaggio: stimolare interrogativi sul rapporto tra l’uomo e la tecnologia.
Attraverso le sue opere astratte, l’artista multimediale milanese mette in discussione la nostra dipendenza dalla tecnologia digitale attraverso un ventennale lavoro creativo e sperimentale.
Tutto inizia con un’esplosione di pixel così ingrandita che finisce per creare un vortice di luce e colore, dove centinaia di puntini si incontrano tra loro moltiplicandosi come fossero cellule in espansione…
Viaggio in un mondo parallelo
In realtà, la mostra ci porta in un singolare viaggio siderale, in un mondo parallelo, sotto forma di allegoria critica della continua espansione di un mondo digitale che ci condiziona.
«Un’evoluzione che si autoalimenta e si diffonde senza controllo», come ci racconta l’artista la cui stessa esistenza è stata trasformata, nell’adolescenza, dalla rivelazione quasi messianica di una rivoluzione annunciata, in nome di Apple, da un certo Steve Jobs.
Il percorso espositivo si apre con un’esplosione di un pixel, che si ingrandisce fino a creare un vortice di fuoco, questo vortice gira fino a diventare un vortice di colore dove centinaia di fiammelle si incontrano tra di loro. Il fuoco si trasforma poi in un vortice che trasporta verso una fase di ordine in cui il pixel si moltiplica come cellule in espansione, simbolo dell’evoluzione digitale che si autoalimenta e cresce senza controllo.
Così, attraverso “tele” o “cornici” risultanti da stampe digitali, nell’opera intitolata “Genesi” appare una sorta di arcobaleno portatore di una promessa di armonia dopo un iniziale caos cosmico. E questo senza contare le ore rubate da un orologio “metafisico”, le cui lancette non indicano alcun numero, alcuna durata.
«L’orologio del caos», commenta La Loggia, «un caos da cui ci sembra, almeno ad alcuni, indispensabile fuggire a tutti i costi».
Un tentativo di fuga apparentemente ingannevole quanto la rappresentazione di un’illusione ottica ispirata da un videogioco, scandita dal movimento dell’orologio metafisico.
Allora fuggi, ma dove? Su un altro pianeta. Il passo successivo assume la forma di una mezza luna, simbolo dell’immaginazione umana di un satellite senza vita. E se la luna non bastasse, continuiamo a puntare più in là nella nostra galassia, su Marte e oltre, come nelle visioni di un altro tipo di “profeta” rispetto a Steve Jobs: Elon Musk, per la precisione.
Emmanuele La Loggia si riferisce invece a un “profeta” completamente diverso, il regista statunitense Stanley Kubrick (1928–1999), in un riferimento esplicito a uno dei suoi capolavori.
“Odissea nello spazio” è il titolo di una superba rappresentazione galattica. Nell’omonimo film epico del 1968, si parla già di intelligenza artificiale, vita extraterrestre e persino transumanesimo: due astronauti diretti a Giove si perdono anima e corpo “nell’infinito e oltre”.
Due opere concludono l’epopea in pixel proposta da La Loggia: “Aspettando il buio”, con la figura evanescente se accesa, a suggerire che il viaggio è solo un’illusione.
E infine “Ghost”, che riporta alla realtà più cruda: la tecnologia non è necessariamente un alleato dell’umanità…
A completare il percorso ci sono infine due istallazioni che offrono una riflessione sul dominio tecnologico.
Come la tecnologia ci crea dipendenza? Un casco con sopra una tastiera figura come il numerico che ci domina e prende le decisioni per noi.

Non manca una critica accesa alla guerra: un’altra istallazione con un pannello formato da gettoniere su cui spicca la scritta War. Sotto, la didascalia:
«La guerra non è un gioco», vicina a un pulsante rosso. Per resettare tutto basterebbe premere il pulsante rosso? Sta a voi immaginare…
Vademecum
Laboratorio di Natsuko Toyofuku
Corso Como 9, Milano
«Works 2005–2025, 20 anni di sperimentazioni visive» – esposizione personale di Emanuele La Loggia
3–13 aprile 2025