VENEZIA – La Santa Sede partecipa alla Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia con un padiglione autonomo, ospitato nel Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, nel sestiere di Castello. Ma non si tratta semplicemente di un debutto formale: “Opera Aperta”, questo il titolo del progetto, propone un’idea radicale di padiglione, che si configura come processo in divenire, spazio di ascolto e piattaforma di collaborazione diffusa.
Curato da Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti, e affidato agli studi internazionali Tatiana Bilbao ESTUDIO (Città del Messico) e MAIO Architects (Barcellona), il progetto incarna una visione dell’architettura come atto di responsabilità, orientato non tanto alla costruzione quanto alla riparazione – di edifici, relazioni, saperi e possibilità comuni.
Un padiglione come parabola
“La nozione stessa di ‘padiglione’ viene messa in discussione”, afferma il cardinale José Tolentino de Mendonça, che guida il Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Non un contenitore neutro, né una semplice vetrina: Opera Aperta è una parabola architettonica che mette al centro la dimensione relazionale e generativa dello spazio. Mentre si restaurano i muri e gli intonaci, si riattivano anche i legami sociali, i gesti di cura quotidiana, le forme di ospitalità intergenerazionale. In filigrana, si riconosce l’eco dell’enciclica Laudato si’, e la volontà di renderla visibile, tangibile, condivisibile.

La riparazione come pratica radicale
“Rivendichiamo la riparazione come pratica creativa”, spiega Otero Verzier. In questa prospettiva, le crepe dell’edificio non vengono occultate ma assunte come aperture, come soglie verso forme di abitare alternative, capaci di tenere insieme passato e futuro, decadenza e rigenerazione. Il padiglione diventa così un organismo vivo, stratificato, dove l’architettura si intreccia con la memoria, l’etica della cura e l’azione partecipata.
Le due realtà coinvolte nella progettazione – Tatiana Bilbao Estudio e MAIO Architects – condividono un approccio progettuale fondato sulla trasformazione lenta, sull’interdipendenza tra individui e comunità, e su un’idea di spazio come infrastruttura sociale. Opera Aperta è l’espressione concreta di queste traiettorie: un esperimento sul campo che interroga le potenzialità dell’architettura come forma di responsabilità collettiva.
Un ecosistema aperto, tra artigianato, musica e convivenza
Nel corso dei sette mesi della Biennale, il padiglione sarà uno spazio in continua trasformazione, animato da interventi di associazioni locali, artigiani, studenti, cittadini e visitatori. L’UIA – Università Internazionale dell’Arte – guiderà workshop settimanali di restauro, in collaborazione con Lares, per trasmettere le tecniche tradizionali e preservare saperi spesso marginalizzati. Allo stesso tempo, il padiglione ospiterà momenti di socialità condivisa, attraverso la cucina comunitaria gestita da NONSOLOVERDE, e attività musicali sostenute dal Conservatorio “Benedetto Marcello”, che metterà a disposizione strumenti e spazi per i musicisti.
Musica e convivialità diventano così strumenti di incontro, linguaggi comuni in grado di unire residenti e visitatori, artigiani e architetti, operatori culturali e cittadini temporanei. In questo modo, Opera Aperta si propone come un luogo poroso, capace di accogliere e rielaborare le istanze della comunità che lo abita, senza imporsi con un’identità definitiva o prescrittiva.
Una visione che interroga il futuro dell’architettura
In un presente segnato da precarietà ambientale e sociale, il padiglione della Santa Sede rinuncia a ogni retorica monumentale per abbracciare l’incertezza, la fragilità, la possibilità del cambiamento. Il restauro del Complesso di Santa Maria Ausiliatrice diventa così un atto politico e simbolico, che afferma il valore di ciò che può essere salvato, riutilizzato, trasmesso. Una visione, questa, che trova sponda nella riflessione di Giovanna Zabotti, per cui ogni gesto di riparazione è anche un atto di giustizia: “Ridà valore a ciò che è stato trascurato, offrendo una seconda possibilità non solo agli edifici, ma anche alle persone che li abitano”.
Il progetto è sostenuto dal main partner Intesa Sanpaolo, che accompagnerà anche la prossima edizione della Biennale Arte, insieme al gruppo portoghese dst group, attivo nel campo dell’ingegneria e delle costruzioni. Il catalogo sarà pubblicato da Allemandi, a testimonianza dell’impegno editoriale nella diffusione di una cultura dell’architettura come pratica relazionale e rigenerativa.
Vademecum
Padiglione della Santa Sede alla 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia
Sede: Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, Fondamenta S. Gioacchin, 450
Date: 10 maggio – 23 novembre 2025
Preview stampa: 7-8-9 maggio 2025
Opening: 9 maggio 2025, ore 18.30, su invito
Orari: 11-19 (dal 10 maggio al 28 settembre) e 10-18 (dal 30 settembre al 23 novembre), chiuso il lunedì
Catalogo: Allemandi Editore