NEW YORK – Alla fine il “water d’oro” di Maurizio Cattelan è arrivato al Guggenheim di New York. L’audace lavoro del grande provocatore Cattelan era previsto in esposizione nel museo newyorkese alcuni mesi fa, a maggio per l’esattezza.
Per motivi imprecisati l’inaugurazione dell’installazione era stata rinviata a data da destinarsi. Problemi tecnici avevano reso impossibile l’esposizione dell’ultima opera/provocazione dell’artista. A dire il vero si pensò allora ad un’altra possibile beffa dell’artista padovano. Invece a partire dal 16 settembre la “tazza d’oro” massiccio, non solo sarà esposta ma sarà anche perfettamente “fruibile” avendo trovato la sua collocazione ufficiale in un bagno unisex del museo. Qual miglior modo per vivere appieno l’opera d’arte. Hanno infatti spiegato i curatori del Guggenheim al “New Yorker”: “È un’opportunità unica e intima di ritrovarsi faccia a faccia con l’arte”. Lo stesso Cattelan ha specificato che “il water diventa un’opera d’arte solo quando la natura chiama e qualcuno ci si piazza sopra o davanti”.
“America”, questo il titolo dell’installazione ispirata alla disuguaglianza economica, concluderebbe insomma il ciclo iniziato con “Fontana” di Marcel Duchamp del 1917 e sviluppato da Piero Manzoni nel 1961 con la “Merda d’artista”.
L’opera, che peraltro costituisce anche il ritorno di Cattelan dalla pensione dopo ben quattro anni di assenza dalla scene, rimarrà nel museo finché non sarà acquistata da qualche collezionista. Intanto sembrano essere sorti alcuni problemi per la sua pulizia ha spiegato al “New Yorker”, Nathan Otterson, responsabile della conservazione degli oggetti del Guggenheim. Dovranno infatti essere utilizzati prodotti specifici che non vadano a compromettere l’originale brillantezza del “gabinetto d’artista”.