Un'area del mosaico venuto alla luce nei pressi di Trevi
ROMA – Ritrovato in Umbria, nei pressi di Trevi, un mosaico policromo di circa 50 metri quadrati.
Dalla pagina Facebook, i tecnici attivi nel cantiere di Pietrarossa, informano che dovrebbe trattarsi di un pavimento realizzato con tessere rosse e rosa, ricavate da calcari locali, intervallate da altre tessere di mosaico bianco, probabilmente del II secolo dopo Cristo. “Anche quest’anno si chiude con una grande sorpresa: vi presentiamo il più grande mosaico sinora scoperto nel nostro sito. Ben 50 metri quadrati di superficie musiva: per l’Italia, un’eccezionale scoperta scientifica; per l’Umbria, qualcosa di cui essere fieri”. Annunciano infatto sulla pagina Facebook Scavi Archeologici di Pietrarossa,
Questo ritrovamento si iserisce nel contesto di una serie di di indagini archeologiche che vengono effettuate dal 2015 e che hanno preso il via da una serie di piccoli ritrovamenti collegati all’esistenza dell’antica città romana di Trebie. Al momento si tratta del più grande mosaico riportato alla luce nel corso degli scavi archeologici di Pietrarossa, ma il suo interesse non si limita all’aspetto dimensionale. I soggetti raffigurati rimandano al contesto marino e secondo quanto dichiarato alla stampa locale dal sindaco di Trevi, Bernardino Sperandio, “fanno ipotizzare la presenza di un porto fluviale sul Clitunno all’epoca navigabile“.
“Gli scavi – spiegano gli archeologi – hanno preso il via nel giugno 2015 e, sin dalla prima Campagna, hanno portato alla luce una quantità inaspettata di dati, oltre a splendide sorprese. I nostri sforzi hanno permesso di individuare un edificio di grandi dimensioni, il quale, allo stato presente, è stato esplorato per una superficie di circa 800 mq. La struttura ha restituito numerosi ambienti, alcuni dei quali arricchiti con pavimenti in mosaico della prima e media età imperiale. Tra questi il maggiore, individuato nel 2017, misura circa 50 mq. L’edificio ha anche restituito un’area aperta (peristilium), un tempo circondata da un porticato, oltre a cubicola, ambienti di passaggio, una scala di accesso a un piano superiore e zone di rappresentanza. Insieme a quanto detto, sono emerse importantissime tracce della vita all’interno di questi ambienti, le quali testimoniano un abbandono della struttura intorno al V secolo d.C. Al momento i dati raccolti, in buona parte rappresentati da migliaia di frammenti ceramici, permettono di ipotizzare la durata dell’insediamento a partire dal III sec. a.C. sino ad almeno il VII sec. d.C. Nei prossimi anni tenteremo di completare l’indagine di una struttura che certamente non ha terminato di riservarci soprese. Dobbiamo ancora indagare il 70% dell’area di scavo”.
Gli scavi nascono dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Umbria Archeologica, responsabile sul campo, la Cattedra di Archeologica Cristiana e Medievale dell’Università degli Studi di Perugia, e il Comune di Trevi, finanziatore del progetto. L’attività di scavo gode della concessione del Ministero per i Beni Attività Culturali, sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.