MILANO – A partire dal 26 febbraio 2025, Palazzo Reale di Milano ospita una delle retrospettive più complete dedicate a Leonor Fini, artista italo-argentina che ha attraversato il XX secolo con un linguaggio indipendente e visionario. Io sono LEONOR FINI, a cura di Tere Arcq e Carlos Martín, ripercorre il suo percorso attraverso oltre 100 opere, tra dipinti, disegni, costumi teatrali e fotografie. Promossa dal Comune di Milano e realizzata in collaborazione con MondoMostre, l’esposizione indaga il lavoro di un’artista che ha sfidato convenzioni estetiche e culturali.
«Sembra incredibile che un’artista tanto ricca di immaginazione e di talento sia stata per lunghi tratti quasi dimenticata. – Afferma Domenico Piraina Direttore Cultura e Direttore di Palazzo Reale – Può darsi che le abbia nuociuto paradossalmente la sua spiccata indipendenza, la sua ritrosia ad accettare le regole dettate dal buon senso e a farsi incasellare in preconfezionate categorie estetiche. Forse, però, la motivazione più determinante consiste nell’essere stata troppo in anticipo sui tempi, poco allineata rispetto alle proposte artistiche che andavano per la maggiore, nel suo essere pervicacemente anticonformista nella vita e nell’arte».
Un’identità senza compromessi
«Sono una pittrice. Quando mi chiedono come faccia, rispondo: Io sono». Con queste parole, Leonor Fini definiva la sua esistenza artistica come atto di affermazione e indipendenza. Pittrice, illustratrice, costumista, scenografa, scrittrice e performer, la sua produzione sfugge a classificazioni rigide, ponendosi come un’esperienza fluida tra medium e linguaggi.
Lontana da qualsiasi etichetta, compresa quella del surrealismo, con cui intrattenne rapporti di affinità senza mai aderirvi completamente, Fini ha creato un immaginario popolato da figure ambigue e potenti, in cui la donna non è musa ma protagonista, sospesa tra metamorfosi e seduzione. La mostra ne ricostruisce il viaggio esistenziale e artistico: dagli anni formativi tra Trieste, Milano e Parigi, alle collaborazioni con intellettuali e artisti come Max Ernst, Man Ray, Elsa Schiaparelli e Leonora Carrington, fino alla maturità creativa, segnata da un’autonomia espressiva fuori dagli schemi.
L’universo onirico e simbolico di Fini
«Questa retrospettiva – spiega Tommaso Sacchi, assessore alla cultura di Milano – una delle più complete mai realizzate, intende restituire tutta la complessità e la ricchezza del lavoro di Fini, mettendo in luce la sua audacia e la capacità di sfidare le convenzioni. Attraverso un percorso che include circa 100 opere, il pubblico potrà esplorare un universo artistico multiforme, che spazia dalla pittura al disegno, dalla fotografia all’arte decorativa, dal design di moda ai costumi e scenografie teatrali, senza dimenticare i libri d’artista, i film e i documenti d’archivio».
Le opere esposte delineano un linguaggio visivo carico di simbologie e richiami letterari. Sfingi enigmatiche, donne-gatto, corpi in metamorfosi, rituali esoterici: ogni dipinto è una soglia su un mondo interiore che intreccia mitologia, psicoanalisi e libertà sensuale. L’influenza di Piero della Francesca, Michelangelo e del manierismo italiano emerge nella raffinatezza della composizione e nell’uso della luce, ma l’intento narrativo di Fini si spinge oltre, rifiutando ogni visione patriarcale del corpo femminile.
Leonor Fini ha sempre intrecciato arte e letteratura, trovando nei libri e negli scrittori un’importante fonte di ispirazione. Sebbene abbia avuto contatti con il Surrealismo, il suo rapporto con André Breton rimase distaccato: preferiva un percorso autonomo, senza vincoli imposti da movimenti artistici.
In Italia, strinse legami significativi con intellettuali come Alberto Moravia ed Elsa Morante. Quest’ultima le dedicò parole cariche di affetto e ammirazione: «Poi viene Leonor. Le finestre diventano luce, le ragnatele tende preziose di nuvole e stelle, i rami secchi doppieri accesi...». Il loro legame, nutrito da un intenso scambio epistolare, si inserisce nel vivace ambiente culturale della Roma del dopoguerra.
Anche Jean Cocteau fu una figura chiave nel suo percorso, con il quale condivideva un’attrazione per il simbolismo e per le visioni oniriche. La letteratura non fu solo un riferimento tematico, ma anche un linguaggio che permeava il suo lavoro: i suoi dipinti spesso rielaborano archetipi e narrazioni letterarie, trasformandole in immagini dense di significati nascosti e allusioni poetiche.
La mostra affronta anche il rapporto tra Fini e la scena teatrale e cinematografica. Costumista e scenografa di talento, ha collaborato con registi come Federico Fellini (Otto e mezzo), Luchino Visconti (La Vestale e Il Trovatore) e ha lasciato il segno nella moda grazie ai suoi legami con Christian Dior, Elsa Schiaparelli e Yves Saint Laurent. In una delle sezioni, bozzetti, figurini e costumi originali provenienti dall’Archivio Storico Artistico del Teatro alla Scala testimoniano la sua capacità di fondere arte e spettacolo in una sintesi sofisticata.
Identità, maschere e metamorfosi
Attraverso il suo lavoro, Leonor Fini ha esplorato i temi dell’identità, della trasformazione e del mascheramento, sperimentando con la propria immagine e mettendo in discussione le convenzioni sociali. Il percorso della mostra culmina in un’installazione interattiva ispirata all’Autoritratto con cappello rosso, in cui specchi e immagini riflettono il carattere eclettico e provocatorio dell’artista. Questo spazio diventa un invito a interrogarsi sulla costruzione del sé e sulle molteplici sfaccettature della personalità, elementi centrali della sua poetica.

Io sono LEONOR FINI è la giusta occasione per riscoprire un’artista che ha precorso i tempi, indagando il genere, l’appartenenza e la trasformazione. A quasi trent’anni dalla sua scomparsa, la sua opera si rivela più attuale che mai, in grado di comunicare con una forza sovversiva e seducente al tempo stesso.
Da marzo a giugno, inoltre, in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, saranno organizzati una serie di incontri pubblici sulle tematiche della moda, costume, design e arte, in cui sarà possibile approfondire, grazie alla presenza di esperti di settore e figure di rilievo, la figura poliedrica di Leonor Fini in tutte le sue sfaccettature.
Vademecum
Io sono LEONOR FINI
A cura di Tere Arcq e Carlos Martín
Milano, Palazzo Reale
26 febbraio – 22 giugno 2025
ORARI
Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10:00 –19:30 | Giovedì 10:00 –22:30 | Lunedì chiusoAperto 20, 21, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
BIGLIETTI
Open € 17,00 | Intero € 15,00 | Ridotto € 13,00 – 10,00 | Scuole € 6,00
(Esclusa prevendita. Audioguida inclusa)
Prenotazione per gruppi e scuole: