ROMA – La prima edizione della Jinan International Biennale, dal titolo “Power of Harmony”, è curata da Fan Di ‘an, presidente della Chinese Artists Association e presidente della Central Academy of Fine Arts, e Zhang Wang, presidente della Shandong Artists Association e direttore dello Shandong Art Museum. Oltre 300 gli artisti coinvolti, provenienti da 30 nazioni, alcuni di fama mondiale, altri emergenti, per un totale di 596 lavori.
La manifestazione ruota attorno al concetto di “Armonia”, elemento cardine della cultura cinese che, assieme all’energia propositiva dell’arte contemporanea, si configura anche come una risposta al disorientamento generato dalla pandemia. L’idea con cui nasce la Biennale è tuttavia quella di stimolare una riflessione su temi quali l’integrazione e il dialogo tra le differenti culture. Ad animare la rassegna un ampio mosaico di linguaggi e modalità espressive, produzioni artistiche che spaziano dalla tradizionale pittura all’utilizzo delle tecnologie più innovative.
A parlarci della manifestazione, che chiuderà il prossimo 12 marzo 2021, è il curatore Zhang Wang.
“Power of Harmony” è il titolo di questa prima Biennale di Jinan. Armonia è dunque la parola chiave. Per quale motivo è stato scelto questo tema e quale significato assume oggi?
Il concetto di “Armonia” è fondamentale nella culturale tradizionale della Cina, si può dire che sia il nucleo stesso della cultura cinese. La trasposizione artistica di questo nucleo concettuale è una necessità imprescindibile del nostro tempo, anche a fronte di questa pandemia che ci ha travolti. E’ ciò di cui il mondo ha realmente bisogno: armonia tra le persone, armonia tra le persone e la natura, armonia tra le persone e la società e armonia tra le diverse culture. L’idea di “armonia” dovrà essere dunque il fondamento del futuro. In questa prima Biennale Internazionale di Jinan, sia i curatori che gli artisti hanno particolarmente apprezzato il tema e lavorato su di esso con estremo entusiasmo.
Esistono moltissime Biennali al mondo. Per quale ragione si è deciso di realizzarne una nel territorio dello Shandong? Qual è il suo principale obiettivo?
E’ vero ci sono molte biennali nel mondo, tuttavia, quando si è deciso di realizzare la Biennale Internazionale di Jinan abbiamo cercato di pianificarla concentrandoci su alcune particolarità e caratteristiche che potessero renderla diversa dalle altre. Innanzi tutto la regione dello Shandong è il luogo di nascita del confucianesimo e dello stesso Confucio. Si tratta dunque di una realtà territoriale con un passato storico e culturale di rilevante importanza. Jinan, dal canto suo, è una città molto piccola, ma anche molto antica e con una forte connotazione culturale. La popolazione è gentile e laboriosa e il luogo riesce a preservare ancora quel senso “armonioso” e poetico della vita. Ci siamo concentrati su queste peculiarità territoriali, così abbiamo scelto la città di Jinan e, in maniera anche coraggiosa, abbiamo cercato di coniugare la cultura regionale cinese con una Biennale d’arte contemporanea internazionale.
Crede che oggi l’arte abbia un ruolo fondamentale nel promuovere l’integrazione e il dialogo tra le diverse culture? Gli artisti hanno una responsabilità importante in questo senso?
Una manifestazione artistica internazionale in un luogo come Jinan credo che sia molto importante e in grado di incentivare non solo la creazione artistica, ma di promuovere sicuramente l’integrazione di culture diverse, completando e ampliando quindi anche il concetto di arte contemporanea. Sebbene questa mostra sia incentrata sulla cultura regionale locale, riflette anche interessi e speranze comuni riguardo il nostro destino come esseri umani, travalicando così ogni confine. Gli artisti esprimono la loro arte traendo spunto dalla loro stessa vita, ma il fine ultimo a cui tendono è il concetto di “armonia”. L’arte è comunque un mezzo di dialogo e scambio culturale che conduce al rispetto, alla comprensione reciproca e dunque anche al progresso della civiltà. Ha dunque un ruolo fondamentale. Molti artisti in questa Biennale sono riusciti ad interpretare egregiamente la cultura cinese tradizionale, affrontando al tempo stesso alcuni concetti relativi al comune destino dell’umanità.
La Biennale è sicuramente un sistema molto complesso, anche a livello organizzativo. Quali istituzioni sono state coinvolte per la sua realizzazione?
Nel processo di organizzazione di questa mostra, al fine di consentire alle istituzioni di livello mondiale di partecipare, abbiamo svolto un grande lavoro soprattutto nella fase iniziale, tenendo pienamente conto di possibili incomprensioni, causate soprattutto dalle differenze culturali. Abbiamo quindi interagito attivamente con diverse istituzioni artistiche e alla fine abbiamo ottenuto risultati davvero soddisfacenti. Lisson Gallery, MDC Gallery Galleria Continua, Station Gallery, Milani Gallery e tante altre gallerie internazionali ci hanno fornito non solo opere, ma anche molto aiuto in questo senso.
La manifestazione ha riunito differenti artisti, molti anche di fama mondiale. Ci sono linguaggi espressivi predominanti in mostra?
Sono più di 300 gli artisti partecipanti alla mostra, ognuno con la sua cifra stilistica e le sue modalità creative. Non abbiamo posto alcun limite, per cui coesistono differenti linguaggi espressivi. La Biennale Internazionale di Jinan accoglie la più ampia gamma di espressioni artistiche: dipinti, video, un gran numero di installazioni e molte altre forme creative attraverso le quali gli artisti hanno interpretato la loro percezione della storia, della natura, del mondo in generale e dell’universo.
Con questa prima Biennale Internazionale di Jinan abbiamo voluto evidenziare in generale l’importanza della creazione artistica e il suo valore culturale. L’arte contemporanea è stata dunque contaminata da diversi elementi culturali cinesi, sia nella tecnica che nella forma. Queste “collisioni” artistiche hanno sprigionato una nuova vitalità conquistando un vasto pubblico, anche a livello emotivo. Molto interessante è stata la combinazione di arte e tecnologia. L’utilizzo di tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, lo spazio immersivo, ha suscitato grande attenzione.
Riscontra differenze evidenti a livello espressivo tra gli artisti cinesi e gli artisti occidentali?
Spesso percepiamo differenze tra l’arte orientale e quella occidentale, poiché le opere d’arte sono il risultato e l’espressione delle proprie esperienze di vita. Ma il mondo, anche grazie all’arte che ha la capacità di unire, è come se diventasse più piccolo, trasformandoci in un’unica famiglia. L’arte è in definitiva la saggezza comune della civiltà umana.
Come è stata accolta la Biennale nel territorio?
Lo svolgimento della Biennale si propone di diventare un evento ciclico, che rientri in una sorta di “normalità” per il territorio. Le mostre d’arte sono sempre uno stimolo da un punto di vista culturale, ma anche da un punto di vista sociale, promuovendo nuovi sviluppi per il paese. Una mostra internazionale transfrontaliera, transmediale e transregionale, come questa Biennale, rappresenta una modalità di aggiornamento rispetto all’arte e alle realtà internazionali. La manifestazione è stata ben accolta, anche perché lo Shandong è comunque una grande provincia molto attenta alla cultura, la popolazione ama l’arte e vantasolide fondamenta in questo senso. La Biennale offre una vasta gamma di orientamenti artistici, per cui ogni tipologia di pubblico ha la possibilità di scegliere, di seguire il proprio stile preferito e costruire un suo giudizio critico rispetto alle opere presentate.
Come descriverebbe l’attuale panorama culturale del territorio? Quali prospettive intravede per il futuro a livello artistico?
Dal punto di vista culturale lo Shandong, come dicevo, è molto attivo. Ci confrontiamo con i paesi stranieri, con i quali condividiamo le nostre iniziative culturali. Ci sforziamo di esplorare nuove forme d’arte con un atteggiamento molto aperto, proponendo anche le nostre idee al fine di stimolare un dialogo sul valore universale dell’arte. Penso che questo sia anche il significato più importante che vogliamo trasmettere con la Biennale Internazionale di Jinan.
Qual è stato l’impatto della pandemia sulla Biennale? Quali difficoltà avete incontrato e come siete riusciti a fronteggiarle? Per quanto riguarda il numero di visitatori come sta procedendo?
L’epidemia di COVID-19 ha colpito il mondo e ha seriamente compromesso la vita delle persone. Le difficoltà che incontriamo sono le stesse del resto del mondo. Pertanto attuiamo misure antiepidemiche in conformità con le disposizioni imposte dal governo che, naturalmente ha appositamente formulato misure di sicurezza anche per la nostra Biennale, al fine di garantirne il regolare svolgimento. E’ stata eseguita una rigorosa disinfezione degli spazi, è stato contingentato il numero degli spettatori e sono stati proposti molti appuntamenti online. C’è sempre l’obbligo di indossare le mascherine ed è prevista la misurazione della temperatura all’entrata di ogni galleria d’arte. Nonostante queste difficoltà sono state superate le 500mila presenze e l’entusiasmo per la visita è senza precedenti.
Alla luce di questa prima esperienza, ha già un’idea di ciò che si dovrà fare affinché la Biennale di Jinan possa rimanere centrale nel panorama mondiale?
Il format tenderà comunque a mantenere molte caratteristiche culturali legate al territorio dello Shandong. Verranno tuttavia esplorati nuovi percorsi affinché la manifestazione possa svilupparsi, diventando più influente a livello internazionale, quindi accogliendo opere di artisti rappresentativi, in modo da poter indirizzare anche il mercato dell’arte.
In quali termini ha contribuito il Museo di Shandong alla Biennale e quanto è stata importante questa prima edizione della manifestazione?
Lo Shandong Art Museum ha la responsabilità di promuovere gli artisti della regione attraverso diverse attività. Questo è anche l’obiettivo della Biennale. Molti artisti attraverso la partecipazione a questa manifestazione avranno l’opportunità di comprendere maggiormente lo sviluppo e la direzione della propria produzione artistica. Credo che i giovani in particolare potranno infondere un nuovo impulso alla loro ricerca. Sono profondamente convinto dell’importanza di utilizzare la Biennale come piattaforma di promozione di un ulteriore sviluppo creativo della cultura regionale. Allo stesso tempo, è importante pensare alla Biennale come un luogo per la costruzione di un futuro condiviso a livello internazionale. Questo in fondo è il valore più significativo dell’arte, che partecipa attivamente a uno sviluppo “armonioso” della società.
Di seguito una galleria fotografica della mostra. Tra gli ultimi scatti anche quello del Maestro Zhang Wang con Franco Amadei, Responsabile della cultura presso l’Ambasciata italiana a Beijing.
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