PIACENZA – La controversa e ormai perduta opera di Gustav Klimt Medicina, dipinta dal’artista nei primi anni del ‘900, è stata ricostruita digitalmente ed è esposta, fino al 24 luglio 2022, presso l’Ex Chiesa del Carmine di Piacenza, in occasione della mostra “Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo”.
“Il grande interesse che sta suscitando la mostra dedicata a Klimt a Piacenza – ha spiegato l’Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Piacenza Jonathan Papamarenghi – ci ha spinto a far conoscere meglio la città e puntare i riflettori sulla restaurata Ex Chiesa del Carmine dove abbiamo voluto puntare con un’installazione di libera visione e quindi aperta a tutti, attraverso l’esposizione di un’opera che oltre a Klimt coniuga due percorsi: da un lato l’attualità della riproducibilità delle opere d’arte e dall’altro la tutela del patrimonio artistico in epoca di guerra.”
Con questa esposizione si vuol mostrare come le più avanzate tecniche digitali consentono oggi di avvicinarci sempre di più alla fedele riproduzione di un’opera realizzata con media tradizionali (disegno, olio, tempera, marmo, bronzo e altri), attraverso tecnologie di scansione, fotoritocco e stampa che non hanno precedenti e, seppur ancora all’alba dello sviluppo, consentono risultati impressionanti.
Klimt. L’opera ricostruita si inserisce all’interno del progetto “Il mistero dei capolavori perduti”, la serie di Sky Arte realizzata da Ballandi che racconta la storia di sette celebri dipinti – realizzati tra il XVII secolo e gli anni Cinquanta – ad oggi tragicamente perduti e ne segue l’emozionante processo di ri-materializzazione grazie alle più moderne tecnologie a cura di Factum Arte, l’organizzazione fondata da Adam Lowe a Madrid, impegnata nella valorizzazione del patrimonio artistico mondiale.
“Il mistero dei capolavori perduti” è disponibile on demand su Sky e in streaming su NOW.
La storia dell’opera e il rogo che la distrusse
Nel 1894, a Klimt fu commissionata la realizzazione di una serie di allegorie per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna. Le tele dovevano rappresentare le facoltà dell’Ateneo, glorificando le scienze razionali e i loro effetti positivi in ambito sociale.
Klimt realizzò quindi “Giurisprudenza”, “Filosofia” e “Medicina”, rifiutandosi però apertamente di fornire una visione razionale del mondo.
“Medicina”, infatti, non celebrava i traguardi rivoluzionari nell’ambito medico, bensì mostrava un’umanità sull’orlo del baratro, vittima di una crisi sociale, politica e psicologica.
L’opera rappresentava un flusso di corpi nudi, crudi e reali, logorati dalle malattie e impotenti contro l’inesorabile forza del tempo. Rappresentava il succedersi degli eventi dell’esistenza umana, dalla creazione alla dissoluzione della vita stessa.
Si trattava, insomma, di un’opera rivoluzionaria, non solo per i suoi contenuti, ma anche per l’uso dell’oro con cui Klimt aveva un’affinità particolare dovuta alla sua formazione e al lavoro del padre, orafo e incisore. Dopo 6 anni di intenso lavoro, il risultato fu considerato offensivo e i dipinti non furono mai esposti all’Università di Vienna.
Con l’ascesa del nazismo e la conseguente promulgazione delle leggi razziali, i principali committenti di Klimt furono arrestati e le loro collezioni depredate. I quadri delle Facoltà riappariranno al pubblico soltanto nel 1943 in una grande mostra monografica su Klimt, che ebbe lo scopo di elevare l’artista a icona della tradizione germanica. Questa fu l’ultima volta in cui i quadri dell’Università vennero esposti al pubblico. Nel marzo del 1943, quando Vienna divenne un obiettivo dei bombardamenti alleati, 13 o 14 opere di Klimt furono spostate in un castello sconosciuto nella parte più remota dell’Austria dove furono preservate e messe in salvo.
Durante le ultime ore della Seconda Guerra Mondiale, un’unità delle SS naziste (in ritirata in seguito alla dichiarazione di resa) decise di passare l’ultima notte di guerra in un castello dell’Austria settentrionale: il castello di Immendorf. Qui, gli ufficiali trovarono nascosta un’incredibile raccolta di opere d’arte, portata in salvo dai bombardamenti. Tra queste alcuni lavori di Gustav Klimt e in particolare “Medicina”. Quella notte, gli ufficiali delle SS, per paura che i russi potessero mettere le mani sulle opere, pianificarono e appiccarono un incendio che distrusse l’intero castello e la preziosa collezione che vi era custodita.
Alcune teorie sostengono però che qualcosa sia stato salvato, forse proprio i dipinti, e lo stesso quadro di Klimt potrebbe essere stato trafugato e messo in salvo dalla popolazione locale.
Secondo altri il quadro potrebbe trovarsi ancora oggi in qualche collezione privata in Germania o Austria, nascosto per il timore della legge e del danno d’immagine che un suo eventuale ritrovamento potrebbe generare a chi per anni l’ha posseduto. Nonostante i pettegolezzi, nessuno ha mai più visto il capolavoro di Klimt.
La ricostruzione digitale
La squadra internazionale di esperti d’arte di Factum Arte ha lavorato per riportare in vita “Medicina”.
Nonostante i dipinti siano stati distrutti, una foto in banco e nero degli Anni Trenta e una stampa a colori di una piccola sezione del dipinto sono sopravvissute.
Il primo passo per la ricostruzione è stato stampare su una tela – 4×3 m preparata a gesso – l’immagine in bianco e nero che è servita da guida alla ri-materializzazione del dipinto e alla profondità delle tonalità impiegate. Per ricreare l’esatta palette di colori utilizzata da Klimt nella sua opera sono stati osservati e studiati i gli schizzi preparatori originali per “Medicina”.
Per capire come l’artista abbia applicato l’oro su “Medicina”, il team di Factum Art è andato a all’Università di Vienna, dove l’opera avrebbe dovuta essere esposta. Lì gli esperti hanno potuto comprendere il motivo dell’abbondante uso dell’oro fatto da Klimt: la sala che avrebbe dovuto ospitarla, infatti, è ricca di dorature e per creare una relazione armonica fra lo spazio e le sue opere l’utilizzo dell’oro, per l’artista, sarebbe stato necessario.
Nel caso di “Medicina”, sulla tela è stata quindi applicata una doratura con foglia d’oro a 22 carati per poi rifinire i piccoli dettagli con pittura a olio prima della verniciatura finale.
Vademecum
Klimt. L’opera ricostruita
Fino al 24 Luglio 2022
Piacenza, Ex Chiesa del Carmine
Piazza Alessandro Casali 10
da lunedì a domenica 10.00 – 18.00