AMSTERDAM – La “Ronda di notte” (1642) di Rembrandt (1606-1669) viene mostrata per la prima volta, dopo 300 anni, nelle sue dimensioni originali. Il capolavoro fu infatti tagliato nel 1715 per poter passare attraverso una porta ed essere trasferito al municipio di Amsterdam, per cui il dipinto che noi conosciamo è di fatto mancante di una parte.
Dopo una fase di restauro iniziata nel 2019 e la pubblicazione online della riproduzione più dettagliata del capolavoro di Rembrandt, questa settimana il dipinto è stato mostrato dal Rijksmuseum di Amsterdam senza più amputazioni. L’opera è stata, infatti, ricostruita dal team di restauratori del museo come parte dell’operazione “Night Watch”. Utilizzando una copia del XVII secolo e l’intelligenza artificiale, i ricercatori sono stati in grado di riportare il famoso dipinto alle sue dimensioni iniziali e di esporlo nel suo stato originale al Rijksmuseum.
“La ronda di notte”, commissionata a Rembrandt dal capitano Frans Banning Cocq per ritrarre gli ufficiali e i membri della sua milizia, entrò a far parte della della Guardia civica di Amsterdam; fu poi collocata nella nuova sala banchetti della sede dei Kloveniersdoelen. Dopo essere stato appeso per 73 anni nel quartier generale della milizia, il capolavoro fu spostato nel municipio di Amsterdam per essere installato al secondo piano: non riuscendo a passare attraverso le porte, fu tagliato ai lati.
L’opera ha avuto una storia molto travagliata, dopo la mutilazione del 1715 ha subito due atti vandalici.Il 14 settembre 1975 un folle lacerò la tela con colpi fitti e violenti, procurando ben tredici squarci, alcuni dei quali erano lunghi addirittura ottanta centimetri. Il restauro venne avviato quasi subito, e grazie alle varie copie esistenti fu possibile reintegrare l’opera fedelmente, senza rifacimenti arbitrari delle lacune. Il secondo sfregio risale al 6 aprile 1990, quando un uomo danneggiò il dipinto spruzzandovi dell’acido, che fortunatamente penetrò solo nello strato superficiale, agevolando sensibilmente il successivo restauro.
“Le parti mancanti sono un grande mistero” – ha spiegato Pieter Roelofs, capo del dipartimento dipinti e sculture del Rijksmuseum. Per ricostruire il dipinto, il il team del Rijksmuseum si è basato su un’opera attribuita a Gerrit Lundens (1622-1686) ed eseguita intorno al 1642-1655, anche su richiesta di Frans Banning Cocq. Mostrando la composizione originale del dipinto di Rembrandt, questa copia è servita come base per l’operazione.
Dopo aver studiato la tecnica pittorica del maestro olandese e il suo uso del colore, il team ha utilizzato reti neurali artificiali per ricreare le parti mancanti alla maniera di Rembrandt. I pezzi perduti ricostruiti dall’intelligenza artificiale sono stati poi stampati su tela, verniciati e posti intorno al capolavoro. La ricostruzione/imitazione ha coperto anche le minuscole crepe osservabili sulla superficie dell’opera.
In anni recenti i curatori del Rijksmuseum avevano notato l’apparizione sulla tela di una sorta di patina bianca che offuscava i colori di Rembrandt, soprattutto intorno all’area danneggiata dalle coltellate del 1975, un velo che stava già alterando la rappresentazione del celebre cagnolino. Il lungo restauro ha consentito, con tecniche sofisticate, di far tornare il capolavoro allo splendore originario, contrastando l’usura del tempo e i danni arrecati dai vandali.