NAPOLI – Sessanta reperti provenienti dai depositi del MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono dal 30 maggio 2022 in esposizione nelle sale degli Affreschi del Museo.
“L’altro MANN. Depositi in mostra” è il titolo dell’esposizione che si espanderà, entro la fine del settembre 2022, anche nel Plastico di Pompei: dalle suppellettili delle città vesuviane alle armi dei gladiatori, dai tessili agli ori, con un focus sui commestibili.
Come spiega il il Direttore del MANN, Paolo Giulierini, la mostra“non è solo una vetrina di meraviglie, in gran parte vesuviane, mai o poco viste, spesso in giro per il mondo, custodite negli ormai celebri depositi del Museo Archeologico, dalle Cavaiole a Sing Sing. L’Altro MANN è, infatti, anche una straordinaria campionatura della parte ‘rimanente’ del nostro patrimonio museale, che vogliamo sia sempre più valorizzata e condivisa non solo attraverso l’esposizione ma anche con la ricerca scientifica, l’apporto del digitale e, quindi, la creazione di grandi banche date open. È differente da ciò che siamo abituati a trovare nel Museo: non una collezione, né una semplice mostra. È soprattutto un progetto da condividere con i nostri visitatori e tutta la collettività. Il lavoro sui depositi in questi anni è stato incessante e continua, a partire dal riordino e la messa in sicurezza anche in chiave antisismica. Il nostro obiettivo è una fruizione pubblica più larga possibile, con l’idea conclusiva di espandere gli stessi depositi in altri luoghi della città”.
Curata dalle funzionarie archeologhe del Museo Laura Forte e Marialucia Giacco, l’esposizione è introdotta da alcuni reperti, raramente esposti in passato e presentati oggi su una grande pedana circolare: un cratere a volute con corteo bacchico in marmo (da Villa San Marco a Stabiae, prima metà del I sec. d.C.), una cassaforte in bronzo, ferro e legno con amorini e personaggi dionisiaci (da Pompei, Casa di Gaio Vibio Italo, I sec. d.C.), un tavolo pieghevole con piccoli satiri (area vesuviana, I sec. d.C.), uno sgabello con maschere e motivi vegetali (da Pompei, casa di Romolo e Remo, I sec. d.C.), un originalissimo scaldaliquidi a forma di cinta muraria (da Pompei, I sec. d.C.), alcuni candelabri (da Ercolano e Pompei, I sec. d.C.). Nelle sale in cui si snoda questa prima parte dell’itinerario di visita, possibile ammirare altri tesori che raccontano la vita delle città vesuviane e la bellezza delle antiche domus.
L’esposizione si sofferma poi sugli ambienti esterni delle case, mostrandone i ricchi apparati decorativi: da non perdere le bocche di fontana bronzee con pescatore e Amorino e oca (da Pompei, casa della Fontana Piccola, I sec. d.C.), con satiro che regge un otre (da Pompei, casa del centenario, I sec. d.C.) e con Amorino e delfino (da Pompei, I sec. d.C.); la decorazione marmorea di fontana con Ninfa (da Pompei, I sec. d.C.); gli oscilla in marmo (rilievi in sospensione, da Pompei, I sec. d.C.) con le raffigurazioni di una Menade danzante davanti a un altare, una Vittoria alata e Ercole con la cerva cerinite. Il verde lussureggiante delle case negli insediamenti alle falde del vulcano è testimoniato anche da tre splendidi affreschi con scene di giardino (da Ercolano e Pompei, inizio I sec. d.C.).
Diverse curiosità grazie anche all’allestimento
Ad arricchire ulteriormente la mostra anche l’allestimento realizzato dall’architetto Andrea Mandara con Claudia Pescatori, con la grafica di Francesca Pavese, che propone una serie di curiosità : ad esempio, chi non sapesse cosa è la pelvis (un bacino per le abluzioni), può apprendere che i cittadini dell’area vesuviana decoravano queste suppellettili, come dimostra un’applique bronzea con scena di toletta femminile. E, ancora, gli appassionati dell’iconografia dedicata alla dea della bellezza, non devono perdere, in mostra, la sensuale scultura marmorea della Venere Anadiomene, che esce dalle acque (da Pompei, Casa del Camillo, I sec. d.C.).
Un gradito ritorno
La mostra include una sezione dedicata al mondo dei Gladiatori; si procede, così, nel percorso di “musealizzazione” della collezione presentata al pubblico per la prima volta dopo decenni durante la grande esposizione in programma al Museo sino allo scorso aprile. In esposizione non solo le armi che contraddistinguevano le diverse tipologie di gladiatori (i reperti sono venuti alla luce a Pompei dal 1766), ma anche altri documenti unici, conservati negli Archivi dell’Archeologico, come le tempere di Francesco Morelli.
I restauri grazie a una convenzione stipulata con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze
Sono stati restaurati, grazie a una convenzione stipulata con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, un “borsellino” e un nastro in filo d’oro, che saranno espositi in anteprima a settembre con l’ampliamento della mostra “L’altro MANN” nella sala del Plastico di Pompei. A questa sperimentazione iniziale seguirà il restauro di un ulteriore gruppo di una ventina di reperti tessili, in filo d’oro e non.
Le collaborazioni per sviluppare il patrimonio dei depositi
Da anni, la direzione museale del MANN sta dedicando una serie di progetti al patrimonio dei depositi: se il riordino di Sing Sing, che custodisce migliaia di manufatti nei sottotetti dell’Archeologico, è prodromico alla fruibilità (naturalmente contingentata e sorvegliata) da parte dei visitatori, si lavora anche sull’area delle Cavaiole, dove sono conservati i materiali lapidei. In collaborazione con la facoltà di architettura dell’Università di Delft e con il Ministero della Cultura olandese, è invece ai nastri di partenza il masterplan per pianificare la trasformazione di questo settore dei depositi in un’area visibile al pubblico.
In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, si sta sviluppando un filone di ricerca riservato a docenti, studenti e tirocinanti per scoprire e tutelare i tesori della collezione Spinelli del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, collezione che raccoglie antichi manufatti della necropoli di Suessula, nel territorio di Acerra.