LODI – È stata inaugurata a Lodi la Cattedrale Vegetale, opera postuma dell’artista lodigiano Giuliano Mauri, scomparso nel 2009, tra i fondatori della “Art In Nature”. Si tratta di un’installazione realizzata con tronchi e rami di legno su un’area di 1617 metri quadrati, sulle sponde dell’Adda, con 108 colonne di legno, dal diametro di 1,20 metri ciascuna e alte 18 metri. Il progetto, a cura di Francesca Regorda, è stato coordinato dagli stessi figli di Mauri, Roberto e Mauro, con il sostegno del Comune di Lodi, e della Regione Lombardia. Costo complessivo del progetto è stato di 300.000 euro. I lavori per la sua realizzazione sono cominciati lo scorso maggio.
La prima idea di Cattedrale Vegetale risale agli anni ’80, ma è solo nel 2001 che Mauri riesce a costruirla ad Arte Sella (Borgo Valsugana, Trento), grazie al Direttore Artistico Emanuele Montibeller. Immagine simbolo della valle, l’installazione accoglie migliaia di visitatori l’anno. La seconda Cattedrale fu iniziata dall’artista e portata a termine dalla famiglia di Mauri nel Parco delle Orobie (Bergamo).
Presente all’inaugurazione il critico d’Arte Philippe Daverio, il quale ha dichiarato: “Qui possiamo affermare che l’Arte contemporanea non é morta”, mentre Andrea Cancellato, il direttore della Triennale di Milano, che ha dato il patrocinio all’opera ha commentato: ”Di tutti di suoi lavori, la Cattedrale vegetale di Lodi era l’opera alla quale Giuliano Mauri era più affezionato”.
Scriveva infatti Mauri a proposito della Cattedrale: “La Cattedrale rappresenta un’idea di magnificenza, un ordine e una sacralità del luogo, ho sempre voluto dare corpo a questa fratellanza che esiste tra il luogo e la sacralità della terra e di questi elementi che si innalzano che sono gli alberi. In questo c’è dentro tutta la filosofia del mio lavoro. Il luogo non mi dimentica e questo mi fa felice, mi piace pensare che la gente attraverserà questo luogo pensando al perché è stata costruita, al perché si è fatta, una domanda che la gente si farà da sé, rendendosi conto che l’opera vale il posto” .