ROMA – Un focus su quattro artisti straordinari ritratti nella fase gestionale di altrettante straordinarie performance in studio: Joseph Beuys Scultura invisibile (1973), Fabio Mauri, Europa bombardata (1978), Vettor Pisani, Lo scorrevole (1972) e Cesare Tacchi, Painting (1972).
Elisabetta Catalano, una grande fotografa, racconta le fasi di gestazione attraverso i suoi scatti destinati a divenire l’immagine iconicadella performance stessa.
La mostra, aperta al pubblico dal 3 aprile è un duplice omaggio dunque: a una tra le maggiori fotografe italiane del dopoguerra e alla storia della performance. In esposizione diapositive, fotocolor, stampe storiche, corrispondenze e provini d’artista, documenti che raccontano la complessità del processo creativo.
“Se non si riesce a ricostruire il percorso di una performance – spiega il curatore Aldo Enrico Ponis – , a far rivivere quella complicità tra i due artisti, uno che si esprime con le opere, l’altro attraverso il mezzo fotografico, l’immagine finale, iconica rimarrà solo la testimonianza di qualcosa che si può solo intuire, rimanendo aldilà della comprensione”.
Il progetto indaga le fasi del processo performativo destinato a essere realizzato in studio e quindi documentato nel servizio fotografico. Un prezioso processo che viene svelato ai visitatori nell’Archive Wall del MAXXI, con una mostra che porta nuovamente nello spazio pubblico un importante episodio del mondo dell’arte.