ROMA – Lo scorso 6 luglio è stata avviata, da parte del ministero dei Beni culturali, tramite la direzione generale degli Archivi, la procedura di esproprio dell’Archivio Vasari, custodito attualmente nella Casa Giorgio Vasari di Arezzo e di proprietà privata dei quattro fratelli Festari, Francesco, Leonardo, Antonio e Tommaso. Tale procedura è stata avviata in base alla “dichiarazione di pubblica utilità”.
L’archivio è costituito da 31 faldoni con gli autografi del grande artista rinascimentale Giorgio Vasari.
L’atto è stato motivato dalle “difficoltà frapposte dalla parte proprietaria che, di fatto, non ha mai accettato che lo Stato esercitasse le funzioni e disciplinasse le attività volte a garantire la protezione, la conservazione e la valorizzazione di quel patrimonio documentario al fine di assicurarne la pubblica fruizione”.
Da anni il ministero è alla ricerca di un maggior controllo dei materiali dell’archivio, in contrasto con la gestione che ne viene fatta dalla famiglia Festari, che oggi rigetta talmente l’avvio della procedura ma che a breve si troverà a dover trattare con il Mibact per venire a capo dell’annosa questione. In una nota dei fratelli si legge: “Vogliamo ancora credere di vivere in un Paese di diritto ed augurarci che questa volta, l’intenzione da parte dello Stato sia di acquisire tramite una trattativa onesta il bene di nostra proprietà, e non che si usi la procedura di esproprio per nascondere una confisca”.
La procedura avviata dal Mibact, infatti, non esclude la possibilità di un accordo volontario fra ministero e proprietari che preceda e renda inutile l’esproprio. Secondo i Festari il procedimento di esproprio, per quanto motivato dal Mibact nel testo di notifica dell’avvio della procedura, “è fondato su una nostra presunta mancanza nella valorizzazione dell’Archivio, cosa assolutamente falsa, infondata e palesemente pretestuosa, visti i numerosi esempi concreti e documentabili da parte nostra per la tutela, la divulgazione e la promozione dei manoscritti vasariani. E’ semplicemente l’ennesimo tentativo, dopo anni di sconfitte da parte dello Stato Italiano, di accaparrarsi un bene inestimabile per vie giudiziarie, quando in realtà mai ci è stata fatta alcuna proposta”.
Ad oggi il diritto di proprietà dei fratelli Festari è stato riconosciuto, nel 2000, dalla Corte di Appello di Firenze, e, nel 2011 e nel 2016, dal Tribunale di Arezzo.