TORINO – Si intitola “MISSIONE EGITTO 1903-1920. L’avventura archeologica M.A.I. raccontata” la mostra che il Museo Egizio di Torino ospita dall’11 marzo al 10 settembre 2017.
Per la prima volta sono stati riuniti insieme documenti d’archivio e materiali fotografici, di cui alcuni inediti, che raccontano l’attività della Missione Archeologica Italiana in Egitto e del suo fondatore Ernesto Schiaparelli, nei primi decenni del XX secolo.
Il Direttore Christian Greco spiega: “Dedicare una mostra temporanea alla Missione Archeologica Italiana (M.A.I.) e alla figura di Ernesto Schiaparelli che ne fu il fondatore, significa rendere omaggio a uno degli elementi costitutivi dell’identità del Museo Egizio. La costruzione identitaria è un processo complesso in cui è imprescindibile guardare alla propria storia e confrontarsi con essa. Questa esposizione non è dunque un mero approfondimento di un segmento della storia del Museo ma è la sottolineatura di uno degli aspetti che reputiamo fondamentali per la vita dell’Egizio: il lavoro di scavo.”
Tutto ha inizio dunque nella Torino d’inizio Novecento. La mostra accoglie il visitatore ricostruendo il contesto storico e culturale in cui matura l’ambizione di portare l’Italia a scavare in Egitto, attraverso Filmati, oggetti e documenti d’epoca testimoniano i primi passi verso questa grande avventura.
E’ un periodo di grande fermento, infatti, contemporaneamente agli scavi del Museo Egizio, numerose altre missioni operavano nel Mediterraneo Orientale, dove più si concentravano gli interessi – soprattutto politici – italiani: Federico Halbherr scavava in Cirenaica e nei principali siti di Creta (Festòs, Gortina, Hagia Triada), mentre altre indagini erano in corso a Rodi, nel Dodecaneso e in Turchia. I reperti ritrovati durante queste ricerche sono giunti in prestito dal Museo Pigorini di Roma, dove confluivano le testimonianze preistoriche ed etnografiche di provenienza nazionale ed estera.
Schiaparelli, per portare a buon fine il progetto, si spese in prima persona presso gli Enti governativi e la Casa Reale in cerca di fondi adeguati alle esigenze delle indagini sui siti. Riuscì a reperire materiale da campo di qualunque genere per allestire gli alloggi tendati, strumenti per la logistica, mezzi e persone con particolari interessi e competenze che potessero risultare utili alla missione. Nonostante tutte le difficoltà operative, la M.A.I. poteva tuttavia contare sull’appoggio dei Frati Francescani, di valenti collaboratori locali e del Direttore del Service des Antiquités Gaston Maspero. L’attività di scavo fu intensa, così come lo studio e la catalogazione svolta sia sul sito sia dopo l’arrivo dei materiali a Torino. Scritti e oggetti presenti in esposizione permettono di contestualizzare la complessità delle variabili di cui si doveva tenere conto, considerando anche le condizioni climatiche, geografiche e socio-politiche dell’Egitto dell’epoca.
Nel 1894 Schiaparelli viene chiamato a dirigere il Regio Museo di Antichità. Oltre al suo fondamentale ruolo nella storia del Museo, la mostra evidenzia anche gli altri ambiti in cui dispiegò le sue forze: come filantropo, come Soprintendente ai beni archeologici di Piemonte, Liguria e Lombardia e infine come Senatore del Regno d’Italia. L’arricchimento delle collezioni del Museo Egizio restò sempre il fine ultimo dei suoi sforzi. Ogni operazione è stata documentata con appunti, descrizioni, disegni e soprattutto con una massiccia battitura fotografica.
Contenuti multimediali, mappe, fotografie di grande formato, ricostruzioni di ambienti fisici e virtuali regalano al pubblico un’esperienza immersiva e coinvolgente.
Il Museo Egizio, inoltre, al fine di arricchire ulteriormente l’esperienza di visita, ha collaborato con la Scuola Holden per lo storytelling della mostra. E’ lo stesso Ernesto Schiaparelli ad accompagnare il pubblico in questo viaggio, che parte dal suo ufficio di Torino per arrivare in Egitto attraverso una narrazione appassionata, scritta da Alessandro Avataneo e interpretata dall’attore Gianluca Ferrato.
“Credo che sia molto importante valorizzare il rapporto che lega il Museo Egizio a Torino” – dichiara la Presidente Evelina Christillin – “Il contesto storico generale in cui si colloca l’avventura archeologica del Museo Egizio è ricostruito all’inizio del percorso, inquadrando gli eventi principali nella più ampia cornice politica e culturale dell’inizio del Novecento, quando gli studiosi intrattenevano rapporti professionali e personali con i più eminenti ricercatori italiani e stranieri, mentre le innovazioni tecnologiche iniziavano a condizionare il lavoro e la vita di tutti i giorni. Infatti, in quegli anni Torino si connotava come polo industriale e creativo, brulicante di movimento e fiducia nel progresso.”
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