ROMA – Il Museo dell’Ara Pacis di Roma, a partire dal 27 maggio, dedica al grande fotografo una mostra partendo dai primi scatti, realizzati prima e durante la seconda guerra mondiale, che mostrano la visione legata al fotogiornalismo e alla fotografia di propaganda, passando alla fotografia di ambito sociale, fino all’opera chiave che documenta la tragedia di Hiroshima, alla quale il fotografo si dedicò quasi rispondendo a una chiamata e a un dovere umanitario.
È dunque la fotografia realistica la protagonista della mostra, curata da Rossella Menegazzo, docente di Storia dell’Arte dell’Asia Orientale all’Università degli Studi di Milano e dal Maestro Takeshi Fujimori, direttore artistico del Ken Domon Museum of Photography, che restituisce una visione ampia e completa del lavoro del Maestro che con la sua fotografia è riuscito ad abbracciare in modo trasversale tutta la cultura giapponese. Tuttavia l’opera di Domon Ken può essere definita autobiografica, ancor prima che sociale, sempre selezionata con criteri molto personali che trasformano lo scatto in un momento di dialogo e di interazione con il soggetto rappresentato.
Domon Ken sosteneva che “la dote fondamentale di un’opera di qualità sta nella connessione diretta tra la macchina fotografica e il soggetto”. Il Maestro era, infatti, sempre alla ricerca di una immagine del tutto realistica, priva di drammaticità. Sullo sfondo dello spirito rinfrancato del dopoguerra, rivolgeva lo sguardo alla società in generale e alla vita quotidiana: “Sono immerso nella realtà sociale di oggi ma allo stesso tempo vivo le tradizioni e la cultura classica di Nara e Kyoto; il duplice coinvolgimento ha come denominatore comune la ricerca del punto in cui le due realtà sono legate ai destini della gente, la rabbia, la tristezza, la gioia del popolo giapponese”.
L’opera di Domon Ken, insieme a quella di altre grandi personalità del mondo artistico nipponico, diede dunque avvio a quel rinnovamento culturale che fece uscire definitivamente il Giappone dalla disfatta della guerra. Al grande maestro nel 2003 è stato inoltre dedicato un museo personale nella città natale di Sakata.
La mostra, promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto del Bunkacho, Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone e della Japan Foundation, organizzata da MondoMostre Skira con Zètema Progetto Cultura, si inserisce nel vasto programma di eventi che rappresenteranno il mondo culturale e tecnologico del Giappone in Italia per tutto il 2016, in occasione del 150° anniversario del primo Trattato di Amicizia e Commercio, firmato il 25 agosto 1866, tra Italia e Giappone. L’esposizione sarà visitabile fino al 18 settembre 2016.
{igallery id=6845|cid=174|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}