ROMA – Una pittura scarna, monocroma, attraversata da pieghe e silenzi. Fino al 23 maggio 2025, la galleria La Nuova Pesa di Roma presenta Seconda Madre, mostra che segna il ritorno alla pittura di Oliviero Rainaldi, con una serie di dodici opere in bianco e nero dedicate al tema della maternità come origine, come tensione, come passaggio.
L’esposizione, ospitata nello spazio diretto da Simona Marchini, si inserisce nel solco di una ricerca che da sempre pone al centro la figura umana. Ma qui il corpo è anche materia simbolica, epifania silenziosa, presenza liminale che evoca non tanto un’identità quanto un’origine, una soglia.
Pittura come soglia, corpo come archetipo
Linee ridotte all’essenziale, panneggi che sembrano vibrare di un’eco classica e spirituale, immagini che non si offrono alla lettura immediata ma si lasciano avvicinare per stratificazioni. In Seconda Madre, Rainaldi lavora per sottrazione, affidando alla pittura il compito di evocare più che raccontare. Il bianco e il nero non sono soltanto scelta formale, ma linguaggio emotivo e psichico. Ogni opera si fa spazio sospeso, riflessione visiva sul tempo, sulla nascita e sulla trasformazione.
“Il titolo viene fuori dalla penna di Arnaldo Colasanti che in un suo breve scritto introduttivo ha operato una profonda indagine psicanalitica, il tutto senza conoscersi” racconta Oliviero Rainaldi. “Al di là di un unico incontro, è riuscito a intravedere attraverso i quadri qualcosa che andava oltre, andava alle origini. Non a caso la prima opera, la più vecchia, riguarda due feti ed è un lavoro sul doppio, ma Seconda Madre va oltre questo concetto ed entra in una sfera ancora più radicata rispetto a Prima Madre: in termini allegorici e simbolici, entra più in profondità nelle cose, nel mio essere”.
Un universo tra luce e inquietudine
Nel breve testo critico che accompagna la mostra, Arnaldo Colasanti parla di “un universo sospeso tra luce e mistero”, in cui la pittura diventa “al tempo stesso celebrazione e inquietudine”. Le figure evocate da Rainaldi sono corpi che trattengono e rilasciano, che custodiscono e si dissolvono. Il gesto pittorico è minimale ma carico di tensione, e si muove tra il visibile e l’inconscio, tra la madre terrena e quella mitica.
Si tratta di immagini che non descrivono, ma alludono: frammenti di sogno, icone spogliate, visioni interiori. In questo senso Seconda Madre è anche una riflessione sul linguaggio stesso della pittura, sulla sua capacità di accedere a una dimensione altra, ancestrale.
Un ritorno nel segno della continuità
Nato in Abruzzo nel 1956, Rainaldi si è formato con maestri come Emilio Vedova e Fabio Mauri, mantenendo sempre una tensione costante tra sperimentazione linguistica e rigore iconico. Le sue opere – disegni, sculture, pitture – abitano collezioni pubbliche e spazi istituzionali di rilievo, da Ginevra a Roma, dal Pantheon al Vaticano. Ma in questa mostra il ritorno alla pittura sembra segnare un nuovo inizio, o meglio un riavvicinamento a una dimensione intima della creazione.
“È una grande gioia avere Oliviero qui”, dichiara Simona Marchini, che con La Nuova Pesa prosegue una storia iniziata dal padre Alvaro. “Abbiamo inaugurato a Roma una consuetudine di apertura ai linguaggi. Mi ha sempre appassionato questa comunione di linguaggi nell’arte: sono stata iniziatrice di alcuni sistemi fondendo arti diverse. Quello che ho fatto è stato creare un gruppo di artisti, amici, critici, molto coeso: ho creato una solidarietà tra artisti che non era immaginabile, arrivando ad una collaborazione più fraterna e aperta”.
Vademecum
Seconda Madre
di Oliviero Rainaldi
La Nuova Pesa, Via del Corso 530, Roma
26 marzo – 23 maggio 2025
lun–ven: 10.00–13.30 / 16.00–19.30
Ingresso libero
Info: 063610892 – nuovapesa@farm.it