ROMA – Quando Pablo Picasso arrivò a Parigi nel 1900, non parlava una parola di francese. Giovane, straniero, talentuoso, si immerse in una città in pieno fermento, attraversata da tensioni sociali, nazionalismi e diffidenze. Eppure, proprio in questa condizione di outsider, costruì la sua identità artistica e rivoluzionò per sempre il linguaggio dell’arte.
«Destino di pochi grandissimi: più li studi, più li studieresti e ogni volta viene fuori qualcosa di inedito. Pablo Picasso è uno di questi, il pittore più importante del XX secolo che ancora fa discutere.» – Luca Beatrice, 2024

Dal 27 febbraio al 29 giugno 2025, il Museo del Corso – Polo Museale ospita la grande mostra Picasso lo straniero, un’esposizione che va oltre il mito per raccontare un Picasso inedito: quello dell’immigrato, dell’artista sotto sorveglianza, dell’uomo che, nonostante il riconoscimento mondiale, non ottenne mai la cittadinanza francese.
“Con questa mostra – spiega Franco Parasassi Presidente Fondazione Roma – desideriamo tributargli gli onori che gli sono dovuti, in quanto genio senza tempo, patrimonio dell’umanità, testimonianza di valori, sentimenti, significati, principi e ammonimenti che possono considerarsi immortali. Accoglienza che gli fu ufficialmente negata per molti anni dallo stato francese, e che, invece, nuovamente Roma volentieri idealmente gli concede in un anno particolare, quello giubilare che, fin nel motto prescelto, «Pellegrini di speranza», ripropone i temi dell’accoglienza, dell’immigrazione, della diversità, del rapporto tra popoli culture diverse e all’interno di un museo, il Museo del Corso – Polo museale, di recente istituito dalla Fondazione Roma con una precisa vocazione all’apertura, alla solidarietà, all’inclusione“.
Oltre 100 opere, tra dipinti, sculture, disegni e ceramiche, affiancate da documenti storici, fotografie e lettere gettano nuova luce sulla sua traiettoria umana e artistica. Un percorso che si arricchisce, per la tappa romana, di un nucleo di opere selezionate in esclusiva e di un approfondimento sulla primavera del 1917, quando Picasso soggiornò a Roma per collaborare con Jean Cocteau, Sergej Djagilev ed Erik Satie al balletto Parade.
Curata da Annie Cohen-Solal, storica e autrice del libro Picasso. Una vita da straniero, la mostra è il risultato di una ricerca durata oltre sette anni e già presentata in istituzioni di rilievo come il Musée national Picasso-Paris, il Palais de la Porte Dorée e il Museu Picasso di Barcellona.
“Su Picasso è stato scritto tutto, si direbbe. – Afferma la curatrice – Nessun artista ha suscitato altrettanti dibattiti, controversie, passioni. Ma quanti sanno quali ostacoli il giovane genio ha dovuto affrontare quando è arrivato a Parigi per la prima volta, nel 1900, senza sapere una parola di francese? E come ha fatto a orientarsi nella metropoli moderna, la città tentacolare in preda a forti tensioni sociali? Perché, nel 1914, settecento dei suoi più bei dipinti cubisti sono stati confiscati e, successivamente, venduti all’asta? Perché, nel 1940, mentre è ormai amato e rispettato nel mondo intero, la richiesta di naturalizzazione che ha inoltrato in Francia viene respinta? Queste domande insieme a molte altre domande, finora lasciate senza risposta, vengono affrontate e risolte in questa mostra per la prima volta”.

Un artista senza patria, una storia di resistenza
Picasso non fu solo il genio che rivoluzionò l’arte del Novecento, ma anche un uomo costretto a vivere sempre ai margini della legalità francese. Etichettato come “anarchico sotto sorveglianza“, la sua richiesta di naturalizzazione venne respinta nel 1940, quando era ormai uno degli artisti più celebri al mondo. La mostra ripercorre questa dimensione politica e personale, mettendo in evidenza i contrasti tra l’iconicità dell’artista e il rifiuto istituzionale subito nel corso della sua vita.
Tra le opere in esposizione, spicca L’Adolescente (1969), un ritratto enigmatico che porta con sé la memoria dell’arte classica spagnola, ma anche le deformazioni cubiste e l’espressività visionaria di Picasso negli ultimi anni di vita. Accanto a questo capolavoro, una selezione di dipinti, sculture e ceramiche testimonia la sua incessante sperimentazione e il suo impegno sociale, in opere come L’uomo con la pecora (1942), una risposta diretta alla propaganda nazista, o le ceramiche realizzate a Vallauris, dove trovò rifugio negli anni ’50.

La primavera romana del 1917 e l’incontro con Cocteau
Un’ampia sezione della mostra è dedicata al soggiorno romano di Picasso nel 1917, un periodo cruciale per la sua carriera. Giunto nella capitale su invito di Jean Cocteau, l’artista lavorò alla scenografia e ai costumi del balletto Parade, una produzione dei Balletti Russi di Sergej Djagilev con musiche di Erik Satie. Il soggiorno a Roma influenzò profondamente Picasso, che in quegli anni sviluppò un nuovo approccio alla figura umana, come si può osservare nei disegni preparatori in mostra.
Tra i documenti esposti, lettere e fotografie raccontano il fermento culturale di quell’epoca, mentre alcuni inediti, come Bosco su un versante montano (1899) e Al Ristorante (1900), illustrano il passaggio dalla giovinezza barcellonese all’esperienza parigina.
Un percorso tra arte e politica
La mostra, oltre a rendere omaggio a Picasso come artista, esplora il suo rapporto con la società e la politica. Le sue opere diventano uno strumento di resistenza contro l’oppressione: dal celebre Guernica, manifesto contro la guerra civile spagnola, ai suoi lavori degli anni ‘40, quando, nonostante la fama, rimase un osservato speciale del regime di Vichy. L’esposizione approfondisce così il paradosso di un artista che divenne simbolo della cultura nazionale senza mai esserne riconosciuto ufficialmente.

“Non è possibile! Il più celebre dei pittori francesi non è francese!“, ha esclamato lo storico Benjamin Stora, già presidente del consiglio direttivo dell’ente Palais de la Porte Dorée, dove, nel 2021, è stata allestita una prima versione di questa mostra. A rammentarlo è Cécile Debray, Presidente Musée national Picasso-Paris, che spiega: “sebbene Pablo Picasso sia una delle personalità artistiche più note e onorate in Francia, non tutti sanno che non ha mai ottenuto la cittadinanza francese, che la sua domanda di naturalizzazione è stata respinta nel 1940, mentre era già un artista di fama internazionale”.
Ad accompagnare la mostra un catalogo edito da Marsilio Arte, con saggi della curatrice Annie Cohen-Solal e interventi di storici dell’arte e studiosi internazionali. Scrive la curatrice: “L’esperienza dell’emarginazione subita da Picasso è simile a quella di tutti coloro che, oggi, si scontrano al sistematico rifiuto dell’altro. Picasso, capace com’è di sopportare le avversità e lavorare con inalterata fermezza, non è forse un nostro contemporaneo?“.
Vademecum
Picasso lo straniero
Dal 27 febbraio al 29 giugno 2025
Museo del Corso – Polo museale
via del Corso, 320 – Roma
www.museodelcorso.com | info@museodelcorso.com
T. 06/22877077, call center dal lunedì alla domenica, dalle 9.30 alle 18.00.
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