NAPOLI – Nella stessa dimora dove alcuni mesi fa è venuto alla luce lo splendido quadretto di Leda e il cigno, è affiorato nell’atrio anche un magnifico affresco di Narciso che si specchia nell’acqua rapito dalla sua immagine, secondo l’iconografia classica.
Visibile sempre nell’atrio la traccia delle scale che portavano al piano superiore e un sottoscala utilizzato come deposito con una dozzina di contenitori in vetro, otto anfore e un imbuto in bronzo.
“La bellezza di queste stanze – spiega la direttrice del Parco archeologico di Pompei, Alfonsina Russo – evidente già dalle prime scoperte, ci ha indotto a modificare il progetto e a proseguire lo scavo per portare alla luce l’ambiente di Leda e l’atrio retrostante. Ciò ci consentirà in futuro di aprire alla fruizione del pubblico almeno una parte di questa domus. Lo scavo della stessa – aggiunge Russo – è stato possibile nell’ambito del più ampio intervento di messa in sicurezza e riprofilamento dei fronti di scavo, previsto dal Grande Progetto Pompei, che sta interessando gli oltre 3 km di perimetro che costeggia l’area non scavata di Pompei. Nel rimodulare la pendenza dei fronti che incombevano minacciosamente sulle strutture già in luce, sono venute fuori questi eccezionali ritrovamenti. In questa delicata fase – conclude Russo – il collega Massimo Osanna sta proseguendo la direzione scientifica dello scavo per fornire il suo prezioso e competente supporto e garantire una linea di continuità scientifica alle attività di scavo”.
“Si ripropone nell’atrio della casa la scena di un mito, quello di Narciso, ben noto e più volte ripetuto a Pompei. – Sottolinea Osanna – Tutto l’ambiente è pervaso dal tema della gioia di vivere, della bellezza e vanità, sottolineato anche dalle figure di menadi e satiri che, in una sorta di corteggio dionisiaco, accompagnavano i visitatori all’interno della parte pubblica della casa. Una decorazione volutamente lussuosa e probabilmente pertinente agli ultimi anni della colonia, come testimonia lo straordinario stato di conservazione dei colori” – conclude Osanna.